venerdì 28 marzo 2014

Diamanti di palude

Era una mattina di autunno (il 03/09/1885). Io e Holmes avevamo appena finito di mangiare l’arrosto al curry. Io ne avevo mangiato moltissimo, mentre, Holmes, mangiò appena due patate lesse e una fettina di arrosto. Pioveva leggermente ed io mi accovacciai sul divano e decisi di leggere uno di quei libri che, per Holmes, erano noiosissimi. Holmes fissava la pioggia e cominciava a scoprirsi il braccio. A quel punto mi alzai di scatto e mi piazzai davanti alla scrivania, coprendo il cassetto, e Holmes mi incenerì con un’ occhiata. Poco dopo qualcuno bussò alla porta e Mrs. Hudson la aprì gonfiando eccessivamente il petto per mostrare al meglio il suo nuovo grembiule. Dopo poco vedemmo una giovane signora entrare in salotto. Holmes ed io la accogliemmo educatamente. Dopo l’invito di Holmes, si accomodò educatamente sul divano molto compostamente, io affianco a lei e Holmes sulla poltrona. Il mio ´´collega``chiuse gli occhi e la pregò di iniziare. Io presi il mio taccuino e lei cominciò a raccontare leggermente stupita dai modi di Holmes.Era molto elegante e sicuramente nobile visti i suoi gioielli. Era vestita completamente di viola e, sotto la veletta, spuntavano deliziosi occhi azzurri.« Bene signori, mi chiamo Elisabeth Middleton e sono venuta di persona per illustrarle la scomparsa di un bambino di circa 17 anni. Vedete signori, io vivo con mio marito in una villetta di campagna vicino alle sponde del Tamigi, al sud di Londra. È una zona molto paludosa, visto che il fiume straripa appena cade un po’ di pioggia in più di pioggia in più. Il terreno alla nostra sinistra è praticamente invendibile per via del fiume. Lo custodisce uno strano uomo che vive sotto un piccolo ponte. Pensate che intorno al collo porta una collana di salami! Non ha moglie ne figli e su di lui si narrano strane leggende. Fino a qualche giorno fa, da qualche mese, al caldo e al freddo, giocavano su questo terreno dei bambini poveri. Mi ero affezionata ad uno di loro, Dick, a cui donavo pane e vestiti che facevo da sola. Mi sembrava strano non vederlo più poiché gli donavo sempre qualcosa. Quindi, decisi di andare dalla polizia. Un certo Mr. Lestrade mi accompagnò sul terreno. Lì trovammo il bambino morto.» disse con una lacrima agli occhi e continuò «La polizia non è riuscita a risolvere nulla tranne che sbattere in carcere un povero innocente.» Holmes aprì gli occhi, chiese l’indirizzo preciso di Mrs. Middleton e la pregò di andarsene. Mrs. Hudson la accompagnò alla porta gonfiando il petto.           
«Watson, 2 pipe»
Feci un segno come per dire ´´accetto`` e mi sedetti a tavola con del the. Pensai e ripensai, fin quando mi arresi all’idea che Holmes avesse già risolto il caso. Già dopo la prima pipa, Holmes si alzò di scatto, ci mettemmo la bombetta e il mantello (io mi infilai un biscotto in tasca) e andammo alla stazione senza neanche salutare Mrs. Hudson.
Sembrava che Holmes sapesse perfettamente quale treno prendere perché mi prese per mano e mi tirò in un treno. Ci sedemmo e Holmes chiuse nuovamente gli occhi. Tirai fuori il biscotto e lo masticai cercando di fare  meno rumore possibile per non disturbare Holmes e fare sempre la parte del mangione. Holmes aprì lentamente gli occhi e disse «Watson, ho già risolto il caso!» A quel punto rimasi immobile e, sbalordito, con mezzo biscotto in mano e le briciole sul pantalone. Holmes lo afferrò e lo mangiò in un baleno. Rimasi perplesso: Holmes aveva voglia di mangiare!
 Arrivati facemmo circa cento metri e incontrammo Mr. Lestrade. Con lui attraversammo il ponte e percorremmo un sentiero ricoperto di ghiaia.   Holmes cominciò a spostare e lanciare la ghiaia su Lestrade come un bambino. Stavo per scoppiare in una forte risata pensando “Bravo Holmes” ma anche “Povero Mr. Lestrade” che si rifugiò esausto sul prato. Holmes smise e disse «Scusi Mr. Lestrade, è tutta parte delle indagini.» Mr. Lestrade annuì preoccupato e ci seguì. Sul luogo del delitto c’erano molti poliziotti, accerchiati attorno un corpicino disteso. Era un bambino con occhi chiusi, capelli scombussolati e scuri. I suoi vestiti erano pieni di fango e ghiaia. Le sue labbra avevano una leggera sfumatura di viola. La sua pelle era piena di graffi e piccole ferite che, però, stavano già guarendo prima della morte. Sul suo collo c’era una strana impronta, ma non le diedi importanza.
«Secondo lei com’è morto, Mr. Lestrade?»
« Ѐ stato graffiato con un coltello e, per il dolore è morto.» Rispose Lestrade.
«Chi è l’assassino?»
«George Burns» Rispose ancora Lestrade infastidito.
«Ѐ già in carcere?»
«Certo signore» confermò Lestrade fiero di sé.
Holmes diede una rapida occhiata al cadavere e si precipitò vicino alla capanna del guardiano sotto al ponte. Lo seguii anche io. Ad un tratto spuntò fuori dall’ammasso di roba, un uomo tozzo e molto grasso. Si stava infilando un mantello. Era lo strano tipo di cui ci aveva parlato Mrs. Middleton. Intorno al collo aveva la collana di salami morsicati agli estremi … Che essere spregevole e grottesco!
«Buongiorno signore, sarebbe così gentile da svelarci il suo nome?»
L’uomo rispose «Steven Harris, signore.»
Mentre io lo appuntai, il signor Harris estrasse un coltello. Cominciai a tremare e quando cominciò a venire verso di noi anche Mr. Holmes (penso) ebbe quasi paura. A quel punto, Harris, tagliò un salame e melo mise in mano. Aveva un odore delizioso ma non lo mangiai. Harris mi fece segno di mangiarlo ma Holmes disse «Signor Harris, non siamo qui per mangiare salami!» e girò i tacchi disgustato trascinandomi via con lui. Risalimmo in treno e ci dirigemmo verso il carcere.
«Come le ho già detto, Watson, ho già risolto il caso … Voglio solo accertarmi di tutto.
Arrivati, in carcere chiedemmo di Mr. Burns e ci indicarono la cella 343. Dietro le sbarre intravidi un uomo con capelli scuri e vestiti sporchi e vecchi.
Holmes gli chiese «Come mai è qui?»
Burns rispose:«Signore, sono qui perché mi hanno incolpato di un omicidio di un bambino. Sinceramente non so neanche perché avrei dovuto farlo!»
«Le auguriamo una stupenda giornata, Mr. Burns.»
Anche io salutai e, l’uomo, ci guardò incredulo oltre le sbarre come per volerci far capire di essere meravigliato di non essere stato bersagliato di domande. Riprendemmo il treno ed arrivammo, nuovamente, sul luogo dell’assassinio. Ci si avvicinò Mr. Lestrade e Holmes disse soddisfatto:
«Ho risolto il caso!»
E Lestrade urlò agli altri «Ho risolto il caso!»
«Allora, Mr. Lestade, prima che lei si prenda il merito di tutto, vorrei raccontarle... » disse Holmes infastidito «Il vero assassino è Steven Harris che, con la sua collana di salsicciotti, ha strangolato Dick Davis, la nostra povera vittima.»
«Sì ma... Il movente?»
«Il signor Harris ha nascosto delle pietre preziose e dei fossili nel terreno, per venderlo più facilmente. Il bambino, ne ha raccolta una e, Harris, pur di non perdere uno di quei tesori, ha ucciso il giovane con l’arma più vicina: la sua collana di salsicce.»
«Perché Harris avrebbe voluto la vendita del terreno?»
«Forse per una ricompensa? Bene Mr. Lestrade, io vado a farmi una bella pipa, arrivederci!»
Gridai anche io un saluto e tornammo in salotto. Dopo poco ci raggiunse Mrs. Middleton e ci ringraziò. Posò un sacchettino di monete sulla scrivania e ci salutò grata. Holmes subito accese una pipa per coprire il profumo di acqua di rose che aveva lasciato Mrs. Middleton.
«Che odore sgradevole!» protestò.
Per me il vero odore sgradevole era la sua pipa ma non dissi nulla per evitare i suoi sguardi fulminanti. Una cosa, però, non l’avevo capita e decisi di aprire bocca:
«Holmes, come mai ha cominciato a lanciare la ghiaia?»
«Watson, sicuramente l’assassino avrebbe lasciato impronte sulla ghiaia. Siccome, però, la scorsa notte c’è stato vento forte, si sarebbero coperte, le impronte. Però non ne ho trovata neanche una che potesse coincidere con la data e, di conseguenza, l’assassino non poteva essere passato di lì. Segni di attracchi di barche, non ce n’erano e, quindi, il colpevole doveva essere una persona che non è poi fuggita, proprio come Mr. Harris.
«Ancora una volta lei è stato un genio, Holmes, le faccio i miei complimenti!»
Holmes mi guardò gentilmente e continuò a fumare.