mercoledì 28 maggio 2014


Omicidio al cinema "Odeon"

Una fredda giornata d'inverno il signor Sherlock Holmes stava sorseggiando una tazza di tè con il suo caro amico Watson, quando ad un certo punto entra Mr. Hudson che informa di aver un ospite in casa, allora il signor Holmes chiese di farlo entrare "buongiorno signor Holmes"....

"Buongiorno signorina....?"

"Oh mi scusi io mi chiamo Mary sono qui per via di un omicidio che hanno fatto la sera scorsa".

"Si spieghi meglio
, dove si trovava quella sera signorina?".

"Oh la prego datemi del tu. Era una giornata abbastanza calma e io, Nicole e Yvonne decidemmo di fare una passeggiata per la città, arrivate in un parco incontrammo Johan e Frank i nostri amici, ci invitarono ad andare al cinema per vedere un film. Noi accettammo. Verso la metà del film, si udì un urlo. Le luci si riaccesero io e Nicole vedemmo Yvonne, morta,  stesa per terra e piena di sangue".

"Come si chiamava la sala cinematografica?".

"L'Odeon" ....

"Domani io e Watson inizieremo le indagini e ti faremo sapere". "Grazie signor Holmes conto sul vostro aiuto".

Il giorno dopo alle 6:00 di mattina Holmes e Watson iniziarono ad indagare sulla vita di Yvonne interrogando tutte le sue amiche e chi la conosceva.

Una vicina di casa riferì che aveva visto Yvonne, che era conosciuta come una donna brava, tranquilla e sempre disponibile, spacciare droga in una vecchia stradina vicino al parco.

Holmes appreso questo indizio si recò al cinema per interrogare il personale in servizio.

"Salve, sto cercando notizie sull'omicidio commesso ieri sera, qualcuno potrebbe aiutarmi?".

Un signore della vigilanza riferì di aver visto una persona comportarsi in un modo insolito. Holmes chiese se ricordasse qualcos'altro e se sarebbe stato in grado di descriverla.

Il Signore della vigilanza riferì che era un signore dagli occhi marrone, capelli mossi di colore rossiccio, alto, magro e con un orecchino particolare.

"Grazie mille il vostro aiuto mi è servito molto. Ora, se non vi dispiace, vorrei dare un'occhiata al luogo del delitto ".

"Ma certo signor Holmes, si accomodi".

"Watson, cosa ne pensa, c'è molto sangue per cui credo che l'abbiano colpita al femore con diversi colpi"

"guarda Holmes un coltello sotto la sedia!"

"Deve essere l'arma del delitto, complimenti Watson"

"ora dobbiamo trovare le prove per incastrare il colpevole".

Per procedere con le indagini andarono presso la gendarmeria per vedere delle immagini raffiguranti alcuni ricercati.

Tra le persone ricercate vi era un certo Frank, indagato per spaccio di droga e traffico di armi.

Si recarono presso l'abitazione di Frank e attraverso la perquisizione della casa trovarono degli indumenti ancora sporchi di sangue della donna uccisa.

Frank interrogato e messo alle strette confessò di aver ammazzato la donna perché era stato vittima di raggiri e la donna voleva invadere la sua zona per lo spaccio di droga.
             
L'ASSASINO DELLA COLLANA

 Un giorno Sherlock Holmes e il suo compagno Watson decisero di andarsi a fare una vacanza è andarono si sistemarono in camera nell'hotel, Holmes si accorse subito che manca qualcosa, era il suo orologio, era scomparso lo cercò per tutto l'hotel,ma non lo trovò cosi se ne compro un altro ma non gli andava giù che aveva perso il suo orologio .Il giorno dopo ebbe una chiamata era la polizia che disse <<salve Holmes, le volevo chiedere se ci poteva aiutare per un caso?>> Holmes rispose <<certo,di cosa si tratta?>> rispose la polizia <<omicidio!venga>> Holmes andò con Watson, arrivarono e videro una donna morta, prima domanda che si fece Holmes che cosa e successo? Incominciò a indagare e  cercare dopo ore e ore trovarono detriti di collana, Holmes andò subito a vedere il collo della vittima e si accorse che era morta per soffocamento. Nel frattempo arrivarono notizie in centrale e il capo disse <<Ma che dice! lui non sa niente chi lo ha messo in mezzo?>> in poche parole al capo non stava simpatico Holmes e diceva che lui non sapeva niente, Holmes lo scoprì e ebbe sospetti del capo,quindi aveva un primo sospetti anche se Watson gli ripeteva sempre << è impossibile e il capo perché lo avrebbe fatto?>> e Holmes gli rispondeva sempre <<quello lo dobbiamo scoprire caro Watson>>. Il giorno dopo ritornarono sul luogo del delitto e Holmes chiese a un poliziotto se poteva interrogare il capo ma non era possibile, così continuò a cercare prove per incastrarlo è trovò un pezzo di seta strappato su una cartello stradale, sembrava seta delle divise Holmes non disse niente a nessuno questa volta e se lo nascose sapeva di aver sbagliato e di aver nascosto delle prove, trovò anche pedate di cavalli. Gli servivano più prove che non aveva cosi cerco dentro i bidoni per cercare l'arma del delitto, ma niente da fare. Andrò a farsi un giretto nella centrale e vide tanto argenteria nel frattempo Jack il capo disse << allora ci sono state tante rapine ma mai un omicidio>> Holmes collegò! uccisioni mai ma rapine si! quindi voleva dire che nel prendere la collana  la strangolò e nel scappare si strappo la divisa quindi era un poliziotto, poi arrivò una chiamata al telefono per Jack e Holmes rimase da solo nello studio e incominciò a frugare trovo una collana e la mise in tasta poi si accorse che su l'appendi abiti cera la giacca di Jack ed era strappata ma ci doveva essere uno che lo avrebbe aiutato si domandò ora aveva capito e Jack appena tornato dalla telefonata Holmes disse <<bravo ma no quanto me lo so che sei stato tu e che hai fatto tu tutte le rapine alla gente ma perché >> rispose Jack <<complimenti.... ma chi crederà a lei io sono il capo>> e si mise a ridere, Holmes vide foto di Jack con un amico lo andò a cercare, dopo 5 ore di ricerca lo trovò e lo interrogò gli disse che erano amici da piccoli e confessò che era stato arrestato già nel passato per rapina così quando uscì di galera si mese in mente di rapinare con un suo amico Jack, disse <<Jack accettò e così abbiamo iniziato ad usare la sua divisa per non farci riconoscere, ma noi non volevamo uccidere nessuno >> dopo squillò il telefono ed era Watson e disse <<ma dove sei?>> Holmes rispose <<ho trovato il colpevole andate ad arrestare jack e lui l'assassino con un suo amico>> dopo averli arrestati Holmes e Watson ritornarono a casa e erano esausti di quella vacanza, Holmes oltre tutto ritrovo il suo orologio lo aveva dimenticato a casa.
La mela avvelenata
Un giorno Sherlock Holmes stava facendo una passeggiata vicino a una villa quando ad un tratto sentì un urlo, guardò alla finestra da dove proveniva l’urlo ma non vide niente . Il giorno dopo Sherlock riceve la visita di un uomo che si chiama Dylan, che chiede a Sherlock Holmes di trovare sua moglie e i suoi figli, Sherlock accetta l’incarico di trovarli. Sherlock Holmes andò nella villa Vittoriana di Dylan a cercare la moglie e i figli , ma non poteva cercarli perché c’era la polizia. Allora decise di tornare un altro giorno. Dopo tre settimana Sherlock Holmes inizia ad indagare, mentre indaga vede un ciondolo, un anello e un quaderno. Il giorno dopo dylan riceve una lettera con un fazzoletto nero che significa” sei morto” e una lettera con su scritto “domani alle ventitre e cinquantanove ti devi trovare nel bosco “.
Chiamò Sherlock Holmes e gli dice che gli è arrivata una lettera .Dopo due minuti Dylan arrivò a casa , Holmes legge la lettera e dice a Dylan che andrà lui all’appuntamento. Sono le ore ventitrè e cinquantanove, ma nel bosco si sentì uno sparo, Holmes trovò il colpo a terra ma l’assassino era già fuggito, si vedevano solo delle impronte interrotte sotto un albero dove era attaccato un foglietto con scritto” ti troverò e ti ucciderò”.
Sherlock Holmes tornò a casa chiamò Dylan ma lui non rispose, corse subito a casa sua ma non trovò nessuno. Chiamò Watson e gli disse di portare la lente d’ingrandimento un sigaro e della polvere da sparo. Holmes e Watson cercarono di forzare la porta con la polvere da sparo e il sigaro e con uno scoppio la porta si aprì, sentì delle urla, ma trovò Dylan che dormiva. Dylan risveglio velocemente Holmes gli dosarono “che non poteva più uscire di casa perché senno cera l’assassino che lo poteva uccidere, allora divi restare a casa .” Il giorno dopo Sherlock Holmes riva a casa di Dylan , Dylan stava bevendo il caffé quando Holmes gli dice “di ho portato una cameriera che ti farà la spesa dato che tu non puoi uscire ”. Sherlock Holmes inizia ad indagare, mentre indagava vede delle gocce d’acqua, erano gocce di veleno. Sotto il letto vede delle bucce di mela, e tre mele. Andò a casa con le mele, vedendole senbravano avvelenate ma non era sicuro. Dopo due settimane dall’incidente di Dylan si scoprì che la moglie e i figli, erano stati avvelenati con delle mele ma non si riusciva a capire chi le aveva avvelenate. Il giorno dopo comprò delle mele rosse e senbravano uguali alle mele avvelenate, chiese a Dylan se aveva usato del veleno sulle mele o se dieci settimane prima aveva avuto una visita di un dottore o di un parente che gli avevano regalato delle mele. Sulle mele non c’erano solo tracce di veleno, ma anche tracce di una droga letale. Si affacciò alla finestra e vide un cane, decide di lanciargli una mela avvelenata. Egli la mangiò e subito cadde a terra morto. Sulla seconda mela c’erano le impronte di mani. Holmes capì dalle impronte che si trattava di un parente molto affezzionato alla famiglia. Chiamò Dylan e gli disse che aveva scoperto che Matt aveva ucciso sua moglie e i suoi figli. Dylan chiamò Matt ed egli andò subito a casa sua, nello stesso momento arrivò anche Holmes e si misero a parlare. Holmes gli chiede“ perchè hai ucciso la famiglia di Dylan?“. Matt rispose“ perchè sua moglie non mi voleva dare l’assegno con i miei soldi, così ho deciso di uccidere anche i suoi figli, poi le avevo chiesto se mi poteva dare cento euro per poter pagare l’affitto di casa ,e lei mi rispose con una risata e dicendomi non ti do un bel niente, vedi tu dove devi trovare i soldi per i tuoi debiti e la uccisi“. Sherlock Holmes chiamò la polizia per arrestarlo, e informò Dylan di quello che era successo e dell’arresto di Matt.  
Il sentiero a luci blu
Era una giornata di maggio; una di quelle in cui già si sentiva il sudore appiccicaticcio sulla pelle e il fumo e l’aria inquinata di città rapprendersi anche nei più freschi e ombreggiati viottoli di Londra. Quel giorno, per me, era un giorno davvero speciale … Ero riuscito a convincere il mio caro amico Holmes a trascorrere qualche giorno in tenda, in campagna a masticare fili d’erba secchi, sorseggiare limonata e non pensare a nulla. Ero molto fiero di me e del mio compiuto, che quasi non riuscivo a dormire, quella sera, sapendo che il giorno seguente avrei respirato aria pulita con il mio compagno d’avventure.
Alle sette in punto del mattino seguente, era già tutto pronto davanti alla porta di casa: gli zaini, le lanterne, le coperte, ma soprattutto gli innumerevoli panini. Erano moltissimi … Mrs. Hudson non avrebbe mai voluto vederci morti di fame! Anche Holmes era già sveglio. Era stravaccato sulla poltrona a fumare. Per sua fortuna era già vestito e lavato, altrimenti gli avrei fatto un altro discorso sui pericoli del fumo. Buttai in bocca due biscotti e un sorso di the e ci precipitammo giù per le scale con i nostri bagagli e, dal calesse, salutammo Mrs. Hudson con un fazzoletto. Io immaginavo già gli stormi delle api ronzarmi intorno e lo svolazzare del tessuto della tenda, mentre Holmes sedeva semplicemente con la fronte aggrottata e i suoi soliti pensieri in mente.
Una volta scesi dal treno e arrivati in campagna, montammo le tende nei pressi di un ruscello, sotto qualche albero. Io ero impegnatissimo a fare esercizi di respirazione mentre Holmes stava sezionando una farfalla. Fu una notte molto tranquilla ed entrambi ci riposammo ben benino. Il mattino seguente ci preparammo la colazione con l’acqua del ruscello godendoci il cinguettio degli uccellini. Pensai che fosse fantastico poter trascorrere qualche giorno senza casi da risolvere ma, proprio quando lo pensai, Holmes m’indicò una donna che veniva a passo stretto verso di noi. Sembrava provenisse dal villaggio che si scorgeva ai piedi del bosco vicino. Una volta vicina ci salutò gentilmente e cominciò: «Salve, voi siete i signori Holmes e Watson, giusto?».
Guardai il mio collega, mentre la signorina riprese fiato. L’osservai attentamente e la trovai davvero carina! Aveva un lungo vestito bordò, molto elegante, come solito alle donne, un fermacapelli che abbelliva ulteriormente la sua acconciatura di trecce rossicce e biondeggianti rilegate in alto. Gli occhi erano davvero la ciliegina sulla torta: azzurri e grandi, con ciglia lunghissime e le labbra carnose ma sottili e rosate. Holmes, dopo averla scrutata da cima a fondo, le rispose «Forse …».
 La donna continuò senza farsi intimidire «Chiunque voi siate vi consiglio di andare via, perché qui, di notte, ululano i fantasmi della croce blu!».
Holmes ribatté «Mi spieghi meglio signorina …!?».
La donna ripose a mani giunte e con voce sempre più spaventata:
 «Mason, Ally Mason il mio nome, signori. Degli abitanti hanno visto in fila dei bagliori blu: i fantasmi della luce blu!» con voce sempre più spaventata.
Holmes, con il suo fare quasi acido, ribatté:« Bene signorina, grazie dell’avviso».
La signorina, con tono arrabbiato rispose: «Pensavamo che lei avrebbe voluto aiutarci a risolver questo mistero, ma poi non ci incolpi quando sarà successa qualcosa, noi l’abbiamo avvisata!» e furiosamente corse via. La seguii con lo sguardo finché non scomparì.
Holmes fece un sorrisino e si stese per terra, sull’erba. Non ebbi il coraggio di aprire bocca e rimasi immobile …
Dopo qualche minuto si alzò di scatto e disse ghignando « Forza Watson, andiamo a informarci meglio nel villaggio, questa storiella mi piace!»
Dopo circa venti minuti di cammino a passo stretto arrivammo alle porte del villaggio … Era tutto molto strano: c’era chi piangeva, chi urlava, chi scappava via uno dopo l’altro con cavalli stracarichi di roba e valigie e chi caricava enormi carri di legno. Era tutta gente non molto ricca, ma neanche poverissima. Sembravano tutti contadini, viste le loro ginocchia sporche di terra. Quei pochi bambini che c’erano, sedevano tutti sotto un albero, all’ombra, aspettando con le proprie bamboline di paglia e gli orsacchiotti di pezza il richiamo dei genitori per partire.
Domandai preoccupato un anziano con un grosso zaino sulle spalle «Mi scusi, buon uomo, dove state scappando tutti?»
«Stiamo scappando via da qui, in quel villaggio la giù, lo vede? Nessuno vuole più vivere con i fantasmi e il rischio di morte sempre più vicino!». Holmes ed io annuimmo gentilmente e decidemmo di ritornare in dietro. Era tutto chiaro: la gente aveva paura dei ´´fantasmi``.
Siccome anch’io ero oramai un po’ impaurito, chiesi ad Holmes se saremmo partiti anche noi, ma già sospettavo della risposta negativa del mio amico che, in effetti, rispose:
«Per l’amor del cielo, Watson! Anche lei ha paura! Beh, in effetti, da lei non c’era da aspettarsi altro! Comunque, se lei ha paura ritorni pure a Londra, io resto qui; ci voleva proprio un po’ di divertimento con i fantasmi!»
Non volevo di certo essere umiliato in questo modo ed accettai di rimanere … Holmes ne fu felice!
Quella sera ritornammo in tenda, io mi sdraiai normalmente, mentre Holmes, rimase seduto come un indiano con la coperta addosso ed una candela in mano. Avevo l’ansia, ma cercavo di nasconderla al mio amico per non fare, come al solito, la parte del bambino pauroso e premuroso. Era notte fonda, ormai, le stelle e la luna brillavano nel cielo, un cielo di campagna, quando Holmes mi fece segno di alzarmi lentamente e senza far rumore. Una volta sistemato ebbi la sfortuna di sbirciare fuori … Pensavo di essere ubriaco, ma avevo solo bevuto acqua e the … Vidi quello che videro anche gli abitanti del villaggio … Un sentiero delimitato da luci blu … mi stropicciai gli occhi ma era ancora lì, il sentiero a luci blu! Tremando guardai Holmes che mi guardò e alzò un sopracciglio. Non ricordo cosa successe dopo perché svenni. Quando mi svegliai vidi, in primo momento, solo gli occhi del mio collega scrutarmi. Era già giorno e sentivo gli uccelli fischiare e la voce di Holmes che mi chiedeva «Tutto bene Mr. Watson?» schiaffeggiandomi il viso. Mi alzai e facemmo colazione.
«Mr. Watson, sa cos’è successo dopo il suo svenimento? È passata una locomotiva, senza binari. Le luci blu non erano altro che delle lampade a petrolio con carta da parati blu sui vetri, per far paura alla gente, usate come luci di orientamento, mostravano il percorso da fare alla locomotiva» mi disse Holmes.
Io gli risposi «D’accordo Holmes, ma a cosa serve una locomotiva senza binari, di notte?»
ed Holmes «A lasciare in giro questi» disse indicandomi un pacchetto di banconote. Rimasi a bocca aperta e, prima che potessi dire qualcosa, Holmes trascinò da dietro gli alberi un tizio, circa trent’anni, sporco, sudicio e legato da corde, spiegandomi che quello era l’autista della locomotiva e che c’era chi poi raccoglieva il denaro falso e lo spacciava. Dunque tutto organizzato, una piccola banda di scapestrati che falsificavano banconote. Quando mi fu chiaro tutto, Holmes disse «Bene Watson, ora che ha compreso, andiamo al villaggio ad informare la polizia con un telegramma e a chiamare gli abitanti del villaggio vicino per farli rimpatriare»; così facemmo e, dopo aver ricevuto tutti i complimenti del maresciallo e degli abitanti e trovata la persona addetta a raccogliere il denaro falso ritornammo anche noi a casa. Una volta seduti di nuovo davanti al nostro caro vecchio camino (spento per il caldo) chiesi a Holmes: «Mr. Holmes, mi è tutto chiaro tranne una cosa: perché non mi ha svegliato prima, in modo da poterla aiutare?»
Holmes mi rispose quasi ridendo «Watson, caro amico, si sarebbe troppo impressionato!»


L’assassino Misterioso


A Londra sembrava una giornata molto tranquilla, però quando i due investigatori Holmes e Watson  cercarono di rilassarsi, una signora corse alla porta e bussò.
La signora Hudson aprì la porta, Holmes e Watson si alzarono dalle loro poltrone e cercarono di capire cosa fosse successo, la signora iniziò a spiegare e disse: ero in una campagna per l ‘esattezza la campagna di mio nipote, ero andata lì per festeggiare il suo compleanno, però ad un certo punto mio nipote andò a prendere la torta ma non ritornò più dalla cucina.
Ero andata a controllare cosa era successo e lo vidi disteso a terra con il coltello infilzato nel petto e la torta a terra, e subito dopo ho preso il primo carro che e passato per di lì e sono venuta da voi: Holmes e Watson fecero una faccia sconvolta per ciò che era successo
Però andarono subito a indagare.
Arrivati alla casa in campagna entrarono subito in cucina dove videro il corpo disteso a terra, perlustrarono ogni centimetro della casa e della cucina ma trovarono solo un indizio,
delle impronte sulla finestra, Holmes iniziò a fare delle domande alla signora tra cui:suo nipote aveva delle amicizie ambigue??: e la signora disse:da quanto ne so io mio nipote non aveva tanti amici ma uno si, il suo migliore amico Stefan, loro due passarono la loro infanzia sempre insieme fino a quando al collage non si innamorarono della stessa ragazza e da lì iniziarono i litigi fino a quando, non si separarono e ognuno se ne andò per la sua strada, mio nipote era molto afflitto perché per lui non era bello interrompere una grande amicizia per una ragazza, così andò per due-tre giorni a trovarlo alla casa per fare pace ma lui non voleva , questo è qunto mi ha riferito mio nipote spero che queste informazioni siano servite: Holmes chiese alla signora : mi sa dire dove abita il ragazzo?: e lei: non ricordo tanto bene ma credo che sia LandStreet 12: i due investigatori andarono alla casa di
Stefan e bussarono, fu proprio lui ad aprire la porta e inizialmente si spaventò a vedere Holmes e Watson, li fece entrare in casa e disse :sedetevi prego: Holmes disse: non siamo noi quelli che si devono sedere: Stefan annuì con la testa , e poi li vennero fatte una serie di domande da Holmes e Watson, tra cui : Cosa hai fatto nelle ultime 24 ore?: e lui rispose: n………niente:poi gli venne fatta un ‘altra domanda:sei andato al compleanno del tuo caro amico Mark???:e lui disse no ma non potevo dopo quello che mi ha fatto quando andavamo al collage non lo perdonerò mai più:poi però Stefan fece una domanda:scusatemi posso andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua:e Watson disse:vai puoi andare ma fai subito:i due investigatori si sedettero, mentre Stefan appena tornato dalla cucina da dietro sparo con una pistola la spalla di Holmes , e li scoppiarono i sentimenti del ragazzo, si mise ad urlare dicendo:ho ucciso io Mark lo confesso ero stufo di tenermi tutto dentro, volete sapere perché l ho fatto?,perché mi ero stufato che lui da quando eravamo piccoli era sempre il più apprezzato da tutti, persino da Jasmine la ragazza del Collage: Holmes con la spalla dolorante colpita dal proiettile disse:posa quella pistola a terra non ti faremo niente, ti lasceremo andare:e Watson:ma Holmes dopo quello che ha fatto a Mark e ora a te lo lasci andare??:Holmes disse:non tutte le persone devono essere arrestate dipende da cosa hanno fatto e per quale motivo:Watson disse:sei sempre il solito ma mi accontento:.

La sorpresa nel mistero

Io e il mio caro amico Holmes, nello studio, stiamo decidendo il luogo della nostra vacanza.
Stiamo facendo le valigie e come al solito:
« Holmes, che ne dite di andare in Sud Africa?»
« Già stiamo facendo una vacanza e, come sai, non è di mio gradimento, poi mi chiedi di andare in un posto con elevatissime temperature. Allora vuole proprio che le dica di no. Se proprio dobbiamo andare in vacanza, preferisco un luogo abbastanza acculturato e non troppo caldo.»
« L’Italia quindi.»
« Sì, può andar bene dal punto di vista culturale, però non in un posto eccessivamente caldo o freddo.»
« O.K., va bene Napoli?»
« Sì, sì, va bene, però...»
« Dai Holmes, non è tanto caldo quanto in Sicilia, la mia destinazione l’ho cambiata a causa delle sue esigenze!»
« Se è così, va molto bene.»
Così con il traghetto ci incamminammo in Francia, poi con il treno fino ad arrivare a Napoli.
Del treno prendemmo la numero centodiciotto, era grande e di lusso ( per il mio amico dato l’arredamento) però a me sembrava una normale cabina. Parlavamo di quanto tempo saremmo stati a Napoli e decidemmo due settimane. Holmes parlò della nostalgia dei casi, che non arrivavano più come prima. Io, invece, parlavo della rinomata cucina italiana, e che non vedevo l’ora di mangiare la famosa pizza napoletana e Holmes che sbruffava perché lui non è di buon appetito e disse che se lo aspettava che io parlassi di argomenti culinari.
All’incirca dopo tre ore siamo arrivati a destinazione: Napoli. Una città molto acculturata. Andammo nell’albergo più vicino e chiedemmo una stanza. Ci voleva dare la tredici ma poiché porta sfortuna dalle nostre parti, ci diede la seicentoquindici. Era una camera molto grande con due letti separati, due finestre, una moquette che costituiva il pavimento e una scrivania. Dopo un’ora io dissi:
« Perché non andiamo in spiaggia?»
« Per fare cosa?»
« Un bagno in mare.»
Così andammo alla spiaggia. Era il 19 Maggio 1900, il nostro primo bagno in mare. L’acqua era limpidissima e si vedeva benissimo il fondale e la sabbia era candida. C’era molta gente in spiaggia e ci divertimmo un mondo. Poi siamo andati al ristorante e chiesi a Holmes:
« Come facciamo?»
« Parliamo.»
E il cameriere chiese:
« Cosa volete?» e Holmes:
« Due pizze Margherita per cortesia.»
Mi meravigliai perché il mio amico aveva appena parlato perfettamente in italiano.
Ripresomi dallo stupore dissi:
« Buona la pizza!»
« E’ ottima direi. Così è questa la famosa pizza napoletana, dicono che l’hanno inventata qui.»
« Però ci sono costate ventimila lire tutte e due.»
« Ma ne è valsa la pena.»
Tornammo dalla pizzeria e quando entrando varcammo la soglia del portone disse la donna alla reception:
« L’aspetta un ospite in camera.»
Questa donna era alta e robusta, capelli lunghi e biondi, con occhi di prato primaverile e un viso rotondeggiante.
Entrati in camera ci trovammo davanti una donna di corporatura normale, capelli corti e un po’ grossa. Una volta accomodati tirò fuori una mappa e in quell’istante le si illuminarono gli occhi azzurri.
« Come si chiama?» disse Holmes.
« Lucrezia De Curtis.»
« Cosa la spinta a venire qui?»
«Un caso molto interessante...»
« No, Holmes è in vacanza!»
A quel punto Holmes mi guardò con uno sguardo molto serio e arrabbiato.
« No, dica, qual è il caso?»
« Vede,  questa mappa è una mappa che porta in questo punto, solo che al posto di un pozzo c’è un casolare e non corrisponde alla realtà.»
« Bene, è interessante.»
« Quanto le devo?»
« Quanto ha?» Mentre lei tirava fuori un bel gruzzolo.
« Centoventimilalire.»
« Si può fare.»
« Quando viene?»
« Domani nel primo pomeriggio.»
« Buon pomeriggio.»
Così se ne andò ed io e Holmes siamo rimasti soli:
« Però Holmes, era una vacanza!»
« Bè, al caso non si rinuncia mai!»
Così passammo tutto il giorno a discutere e arrabbiarci fino a cena.
Mi svegliai alle dodici e trenta mentre Holmes dalle otto. Mi svegliai così tardi perché era vacanza. Arrivarono le quindici e trenta e andammo a casa De Curtis. Ci accolse con del caffè super amaro ma per cortesia lo dovemmo bere. La casa era immensa: aveva un valorosissimo set di mobili antichi con una stima di un milione di sterline! Ci fece fare prima il giro della casa, poi iniziammo il caso. Ci volle una mezzoretta per arrivare al punto di non ritorno. Holmes chiese inizialmente il perché e Lucrezia rispose che era pura curiosità avendo ricevuto la mappa in eredità insieme a quella splendida villa. Nel punto della mappa bisognava fare quindici passi a nord ma lì c’era un casolare vecchio con molti strumenti. Continuammo le indicazioni della mappa e non ci ritrovammo più. Così tornammo indietro per pensare e Holmes fumò ben due pipe. Poi tirò la sua conclusione:
« Questo casolare è nato dopo.»
« E perché?»
« E’ semplice, se no questo casolare non sarebbe ancora qui, se ci fosse da sempre dovrebbe essere ultrasecolare e questo casolare, essendo fatto con materiali scadenti e progettato alla bene meglio, non sarebbe ancora in piedi. Quindi qualcuno ha depistato le tracce.»
« E chi?»
« Questo non lo so.»
Così Holmes si mise girare con lo sguardo verso terra intorno al casolare. Ad un certo punto mi chiamò e mi fece vedere che c’era un lucchetto. Mi fece prendere un piccone e chiesi perché io, e lui mi rispose:
« Non voglio perdere più sudore di quanto ne perdo in Inghilterra, d'altronde non sono voluto andare io in vacanza.»
Ruppi il lucchetto e scoprimmo che c’era una botola sotto un grande mattone. Portava ad un seminterrato e subito dopo a un pozzo. Dentro c’era un morto! Che spavento enorme, l’avevo preso e di colpo si stacco l’indice, e lo lanciai dall’orrore. Analizzammo il corpo e trovammo una spilla stretta nel palmo con incise delle iniziali: M.B. . Non eravamo sicuri se fossero appartenenti al morto o all’assassino. Così  portammo lì la polizia e ci hanno informato che si chiamava Luigi De Curtis, fratello di Lucrezia De Curtis.
« E’ tuo fratello!» le dicemmo.
« Sì!»
« Quindi la spilla potrebbe indicarci l’assassino.» asserì Holmes con sguardo cupo.
A questo punto Holmes già sapeva che la mappa e quindi l’eredità erano state corrotte e quindi non cera motivo di continuare. Tornati in albergo Holmes fu afflitto: era finito il tabacco. Cercò in vano del tabacco, ma fu costretto a comprare dei sigari. Comunque Holmes mi disse che era un caso molto difficile e chiedemmo alla polizia tutto l’aiuto possibile e il permesso di arrestare persone dopo l’interrogatorio.
Tre giorni dopo Lucrezia ci fece conoscere il suo futuro marito Marco Balzaretti. Era troppo facile incolparlo solo per le iniziali, quindi Holmes dovette aspettare una settimana per parlarci seriamente. Comunque questo Marco era un ricco impresario di barche lussuose e aveva il pontile più rinomato di Napoli.
« Lei è il famoso Marco Balzaretti?»
« Sì, il famoso Marco Balzaretti. Un giorno di questi vi inviterò a casa mia.»
« Ma certo.»
Holmes fece cadere una moneta e gli prese svelto dei contratti dalla tasca della giacca e poi ce ne andammo.
Holmes, con il suo atto rubò dei contratti con la banca. Dicono che aveva investito un grande smeraldo da mille carati e ne guadagnò miliardi di lire. Questo suo rinomato pontile risale a tre mesi fa. Quindi recente. Dopo un paio di giorni venimmo invitati a casa di Marco e parlammo di Napoli. Il mio amico riconsegnò i contratti con la scusa di averli trovati per terra.
« Queste sono le tue pratiche.»
« Grazie sono di vitale importanza.»
Passammo tutto il tempo a discutere di Italia e Napoli.
Indagò ancora Holmes ma non trovò niente. Alla fine vide un biglietto con su scritto il nome Luigi  e con mano lesta glielo rubò.
In albergo lesse il biglietto che diceva: Luigi ci incontriamo alle sedici e trenta a casa tua per cercare l’eredità.
Il ricco Balzaretti era così incriminato però non c’erano prove valide per arrestarlo così andammo a casa sua per interrogarlo.
« Buon pomeriggio, possiamo parlarle?»
« Certo.»
« Cosa pensa della morte di Luigi De Curtis?»
« Beh, è una buona cosa che sia morto e non fintamente disperso per non sprecare comunque energie in false speranze. Poi non può essersi mai suicidato perché era una persona serena, non l’avrebbe mai fatto. Lo conoscevo benissimo.»
« Allora ha qualche ipotesi?»
« Sì. Può essere caduto nel pozzo accidentalmente o può esser stato ucciso.»
« E se fosse stato ucciso, secondo lei, chi può esser mai stato?» incalzai io.
« Non saprei.»
« E’ sua questa spilla?» tuonò Holmes.
« Sì?»
« Ci sono voci che è stato lei ad uccidere Luigi De Curtis!»
« Ma no, perché l’avrei mai fatto?»
« Perche conosceva della sua eredità e sapeva che se non fosse stata sua, sarebbe andata a Lucrezia e allora l’ha rubata! Poi l’ha venduta in banca tre mesi fa e ha guadagnato una immensa quantità di denaro e non contento di ciò ha voluto conquistare pure Lucrezia.»
« Cosa volete da me, lo conoscevo appena!»
« Lei si è contraddetto!» ribattei prontamente io.
Allora Marco scappò via e noi lo inseguimmo fino ad arrivare in un vicolo cieco.
Cacciò una pistola e disse:
« Fermi o vi ucciderò tutti e due senza pietà!»
« Butta quella pistola.» gli intimai.
Bè, in questo momento mi sa che il buon senso non servirà.
« Senti, non provocarmi.»
A quel punto Holmes accese un sigaro e fumò un po’ sotto tiro di Marco e poi fece l’impossibile: lanciò a mo’ di giavellotto il sigaro e lo colpì dal verso incandescente nell’occhio, gli prese il polso e torcendolo glielo slogò.
Finì così un’altra impavida avventura. Holmes mi chiese:
« Non vuoi sapere come ho fatto?»
« No, lo scoprirò da solo questa volta. Con tutte le volte che ti sono stato affianco, ho imparato molto.»
« Ti sfido.»
Tornammo a casa e ho scritto sul mio inseparabile taccuino la storia che vi ho raccontato.

            


l'assassino misterioso

L’assassino misterioso
A Londra in città camminano una ragazza e un ragazzo, lui aveva i capelli ricci e folti con occhi grandi e verdi un viso saggio e sincero con un nome fantastico Jon. La ragazza si chiama Selly. Selly e una ragazza innamorata di Jon, con i capelli lunghissimi e riccissimi con occhi marroni da gatta. Questi due ragazzi erano innamoratissimi uno dell’altro almeno cosi sembrava. Ma un giorno hanno una brutta discussione tanto che arrivano a lanciarsi oggetti e un oggetto va casualmente in testa a Selly. La vicina di casa sente le urla va alla porta e suona, questa signora di chiama Agheda una vecchia signora con pochissimi capelli bianchi e occhi azzurri. Lei porta sempre un bastone con se. Quando suonò alla porta vide Selly distesa a terra morta le si mette a urlare lui prende il bastone della signora e la picchia, visto che lei era debole mori al primo colpo, Jon la picchia ancora per assicurarsi che sia morta per non far scoprire che era lui il colpevole. Jon andò subito da Holmes e Watson a denunciar il fatto facendo finta di non sapere niente di cosa sia successo,Jon porta i due nella zona dell’omicidio. Holmes li fece tantissime domande e lui fece finta di niente,rispose con tranquillità alle domande di Holmes, dopo qualche domanda vide gli occhi di Jon e notò che non erano sinceri, ma Holmes lo volle tenere cosi nascosto che non lo disse neanche a Watson. Holmes sapendo che mentiva li fece quasi tutte le domande trabocchetto, Jon se ne accorse che Holmes e Watson avevano scoperto che mentiva e decise di confessare il giorno dopo, ma non fece in tempo. Il giorno dopo, si dovevano incontrare con Jon ma lui non andò all’appuntamento e Holmes pensò che fosse scappato e andarono all’abitazione e lo videro a terra morto ma non si e mai saputo chi avesse ucciso Jon. 

Un mistero intrigante

Un mistero intrigante
Mentre Holmes e Watson bevono una tazzina di tè entra nel loro studio una ragazza dall’aspetto magrolina .Holmes la invitò ad accomodarsi sulla sua poltrona e la signorina incomincio ha raccontare  il motivo per il quale  era andata da loro, nel frattempo Watson prende appunti nel suo libricino.
La signorina si chiamava Vaioletera andata da loro per chiedere se volevano risolvere il suo caso. Una mattina mentre stava andando a lavorare ricevette una chiamata sul cellulare  dove si sentivano le  urla della sorella. Vaiolet spaventata si precipitò subito alla villa della sorella in campagna. Entrata in casa  vide la sorella sdraiata a  terra e il sangue ovunque. Lei inoltre disse al signor Holmes che non sa  chi può aver fatto qualcosa simile  alla sorella perché era una brava donna e amata da tutti. Holmes e Watson accettarono il caso volentieri e si precipitano alla villa della donna. Giunti alla villa i due notarono subito che c erano dei segni sul corpo della donna e che quindi qualcuno l’aggredita .  Il giorno seguente tornarono sul posto per incominciare a capire chi poteva essere il colpevole e come erano stati fatti quei segni. Trovarono sul corpo della donna delle impronta di mani e dei segni fatti con un coltello appuntito professionale in orizzontale…Investigando sulla donna risalirono che quelle mani erano di un uomo e di conseguenza del suo ex marito visto che non si erano lasciati in buoni rapporti. Inoltre trovarono sul corpo della donna alcuni segni del palmo della mano destra. Provarono  a vedere se poteva essere il  suo ex marito andando sul posto di lavoro ma non ebbero nessun risultato. Il terzo giorno di investigamento trovarono delle chiamate sul telefono della donna lasciato in una macchina azzurra al difuori della villa. Trovarono delle chiamate che risultavano essere  di un uomo alto e un po’ robusto.  Holmes conosceva molto bene quell’uomo perché ne aveva sentito già parlare e si trattava di un usuraio,una persona non affatto affidabile. Dando questa notizia a Vailet capì subito che l ho aveva mandato l’ex marito dato che la motivazione della loro separazione era legata a problemi di eredità visto che Vailet era figlia di un nobile inglese… Il caso fu risolto, il protagonista di tutto fu l’ ex marito che preso dall’ euforia del denaro e dall’ essere ricco ha avuto il coraggio di uccidere la propria moglie Marly senza sapere che quest’ultima lasciò un testamento lasciando tutta la sua parte d eredità alla sorella…..e lui a marcire in carcere!!!!!
Martina lanave

martedì 27 maggio 2014

La statuetta di Parigi

È il mese di luglio ed era quasi ora di cena,Holmes e Watson erano seduti sul divano e Holmes fumava l pipa,a disturbare la loro chiacchierata fu il campanello della porta,Holmes andò ad aprire e si ritrovò una donna sui 33 anni con in braccio un piccolo bambino di 2 anni.
Holmes li fece entrare e offrì subito alla donna e al bambino un po' d'acqua perchè avevano una faccia come se avessero visto la morte.
Holmes‹‹Piacere signora io sono Sherlock Holmes e lui e il dottor Watson,mi dica cosa le è successo per avere quella faccia?››
Mrs‹‹Il mio nome è Valery e lui è mio figlio Marck sono qui con questa faccia per chiederle aiuto,ieri,io mio figlio e mio marito Ben stavamo facendo una passeggiata per i boschi quando ad un certo punto incontrammo i miei genitori così Marck corse a salutarli e ci vado anche io però mio marito no perchè non si parlavano e come mi sono voltata per vedere dove stava lo ritrovo a terra privo di sensi e non c'è nessun arma che può giustificare la sua morte.››
Holmes‹‹Lei ha dei fratelli?››
Valery‹‹Si due ,mio fratello John e mio fratello Liuck perchè?››
Holmes‹‹Niente niente vorrei solo che mi descrivesse suo marito? ››
Valery‹‹Bhe!mio marito era un uomo stupendo aveva 35 anni,degli occhi verdi ma anche azzurri non si capiva molto,aveva però un brutto carattere voleva comandare tutto e tutti ed è per questo che non andava d'accordo con la mia famiglia,era un uomo slanciato e non aveva un filo di pancia ed era molto muscoloso››
Holmes‹‹Bene ora torni pure a casa domani mattina per le sette e mezzo venga qui,cosi ci condurrà prima al corpo di suo marito e poi da varie parti››.
Nel frattempo Watson aveva preso appunti e il piccolo Marck si era addormentato,come se ne andò Valery,Holmes e Watson mangiarono e poi andarono nella camera di Holmes.
Holmes‹‹Allora Watson che ne pensi?››
Watson‹‹Io dico che è una strana faccenda››
Holmes‹‹Si,ma questa faccenda complicata io l'ho già risolta domani vedrai››
Watson‹‹Ma come un solo giorno per risolverlo?!››
Holmes‹‹E gia!››
Watson‹‹Vedo che oggi sei in gran forma››e andarono a dormire...
La mattina dopo Valery fù puntuale,li accompagno dal corpo di suo marito e Holmes dopo un ora che lo scrutava disse‹‹Suo marito è stato colpito da una statuetta dietro il collo ed è morto sul colpo››
Valery‹‹Allora credo di sapere chi sia stato!››
Watson‹‹Chi?››
Valery‹‹Mio fratello John››
Holmes‹‹E con che statuetta?››
Valery‹‹Con una statuetta della torre Eiffel dalla quale non si separa mai››
Holmes‹‹Ma perchè tutto questo odio verso suo marito?››
Valery‹‹Perchè perchè non lo so››
Ha Holmes sembrava strano così decise di andare a parlare con John,però parlando con John si accorse che John era innocente.John gli disse che quella statuetta non l'aveva solo lui ma anche Alessandro l'amante di Valery,di origine italiana.
Holmes se nè andò anche perchè era ora di pranzo.
Erano le quattro del pomeriggio e Holmes pensava a quello che gli aveva detto John e si ricordò che gli disse anche che lavorava in una locanda,lui e Watson andarono in quella locanda e Alessandro come li vide iniziò a scappare,Holmes lo inseguiva mentre Watson prese la carrozza e lo inseguì,stavano correndo molto,infatti era arrivati nel bosco quando Alessandro cadde a terra e si ruppe una gamba però si rialzo e corse più che poteva,mentre correva guardò dietro e non si accorse di sbattere contro John che fermò la sua corsa nel frattempo arrivarono Holmes e qualche secondo dopo Watson.
Holmes‹‹Grazie signor John per aver letto subito il mio telegramma››
Portarono Alessandro alla polizia dove confessò e venne arrestato.
Tornati a casa Watson disse a Holmes‹‹Ehi caro amico non sapevo che eri un grande atleta››e scoppiarono a ridere.

Holmes‹‹Caro Watson il nostro primo caso risolto in una giornata!››

la scomparsa di Elen

             La scomparsa di Elen
Nello studio di Holmes e Watson arriva un nuovo cliente,il signor Albert Mont,che aveva uno strano aspetto,era molto sciupato. Raccontò a Holmes e Watson che la maglie Elen Cassel era scomparsa da un giorno all’altro,senza lasciare alcuna traccia. Allora Holmes e Watson vanno a casa di Albert per cercare qualche indizio,ma trovano solo un anello molto prezioso,che molto probabilmente era della moglie. Holmes fece vedere questo anello al signor Albert per confermare che fosse di Elen. Albert confermò che l’anello fosse della moglie,ma gli disse anche che quell’anello era l’anello a cui la moglie teneva di più,e che voleva tenerlo lui. Qualche giorno dopo Holmes e Watson riandarono alla casa per vedere se nell’anello c’era qualche incisione,ma Albert gli disse che lo aveva perso,invece lo aveva venduto perché non aveva più soldi perché la moglie era in possesso delle ricchezze. Holmes non riuscì a risolvere il caso così scrisse un annuncio sul giornale per vedere se qualcuno l’aveva vista. Passano giorni,ma nessuno si fece vivo,quando un giorno si presentò da Holmes e Watson una signora che disse che era un’amica di Elen che sapeva che Elen era scappata,ma non poteva dire il perché ,perché aveva promesso a Elen che non l’avrebbe detto. Allora Holmes non capì il motivo per cui l’amica era venuta,se non poteva dire il perhè. Allora disse che Elen l’aveva mandata a dire che non c’era bisogno che facevano le ricerche perché lei stava bene.
Il giorno dopo il signor Albert portò una foto a Holmes per fargli vedere com’era la moglie. Holmes rimase sconvolto perché l’amica in realtà era Elen. La sera Holmes e Watson andarono a teatro e videro per la strada Elen,così la fermarono e la invitarono a teatro con loro,così poi lei aveva il tempo di raccontare perché era scappata. Gli disse che era scappata perché il marito la picchiava e che stava con un’altra donna e voleva solo i suoi soldi,perché lui non aveva neanche un lavoro. La mattina seguente andarono dalla polizia e gli raccontarono la vicenda. Andarono a casa di Albert per portarlo in caserma, anche se non capì il perché,fin quando non vide le moglie e capì che non c’era niente da fare,e l’ultima parola che disse alla moglie era “tela farò pagare”.
IL MISTERO DEL “ VAMPIRO” A LONDRA:
Londra 1899. Iniziano una serie di omicidi inspiegabili, morti dissanguati e assenza di sangue
solo due fori sul lato sinistro del collo che fecero pensare a un morso.
Ad indagare c’erano il detective Holmes e il medico Dottor Watson, dicendo che sia il caso più difficile in cui si fossero imbattuti. Sulla scena del crimine Holmes trova solo segni di trascinamento e nessun segno di lotta, deduce che il cadavere ha assunto del Cloroformio, una sostanza per far perdere i sensi alle vittime. La prima cosa che cercarono Holmes e Watson è un testimone o un qualcuno che potesse vedere o sentire qualcosa di strano, da lì a poco intravidero  un mucchio di cartoni e un uomo di circa 45-50 anni, probabilmente un barbone del luogo, gli chiesero:
“ Salve buon uomo, lei vive in questo quartiere?” e lui rispose con aria un pò traumatizzata:
“ Si...cosa volete da me?” il nostro detective vide che l’uomo era spaventato, infreddolito e affamato e capì che quel vicolo era la sua casa, allora gli chiese:
“ Non si spaventi, io sono il detective Holmes e lui il medico Watson.”
e l’uomo rassicurato rispose:
“ Mi chiamo Larry Swan, di cosa avete bisogno?”
“ Non vogliamo niente, solo sapere se ieri notte ha visto o sentito qualcosa di strano...”
Lui allora, anche se impaurito, rispose:
“ C’era un uomo, con cilindro e mantello...l’ha presa all’improvviso ma la donna non ha fiatato...le ha messo qualcosa sulla bocca, un fazzoletto...credo...”
Allora Holmes chiese:
“ è riuscito a vederlo in faccia?”
Ma l’uomo disse:
“ No, era buio, ma dopo averla fatta svenire ha aperto la sua borsa e le ha messo qualcosa al collo...”e aggiunse: “ sembrava una borsa che usano i medici”.
Holmes e Watson si guardarono in giro e notarono che gli omicidi si sono consumati attorno al perimetro di una clinica medica, il cui primario era il Dottor Louis Hamilton.
I due detective decisero quindi, di andarlo a interrogare. Il dottore gli accolse molto freddamente , dicendo di non aver sentito nulla e di aver lavorato la sera prima, fino a tardi.
Holmes si guardò intorno, e notò una scrivania vuota e chiese:
“ Lei è solito a lavorare da solo, o ha una segretaria?”
Il dottore un po infastidito, rispose:
“ Lavoro da solo dà un po, l’ultima segretaria ha dato le dimissioni, perchè le ore di lavoro erano troppe. Come le ho detto resto fino a tardi la sera .”
I nostri detective escono dalla clinica, e incontrarono una donna anziana di circa 58 anni con delle cartelle cliniche in mano; Holmes la fermò di stinto e le chiese:
“ Buongiorno signora, scusi se la disturbo, lei è una paziente del Dottor Hamilton?”
la donna sorrise e rispose:
“ No giovanotto, sono la sua segretaria...sono in ritardo devo andare”
Holmes le chiese ancora:
“ Solo un momento, noi siamo il detective Holmes e lui e il mio caro medico Dottor Watson, stiamo indagando sugli omicidi che si sono verificati in questi ultimi mesi e che hanno avuto luogo propio in questo quartiere di Londra... Ieri sera il Dottor Hamilton ha lavorato fino a tardi?”
e la signora rispose:
“ Mi chiamo Rose Potter,e non credo perchè io sono andata via alle 8:00 e lui stava preparando la sua borsa...probabilmente ha fatto una visita domiciliare...”.
Sapendo questo, i due detective non ebbero dubbi, rientrarono nella clinica in cerca di prove.
Il dottore impallidì vedendo i due detective perquisire il suo studio. Ma Watson, ebbe un intuizione e disse a Holmes: “ Non sono le carte che dobbiamo cercare, ma il sangue!”
e Holmes rispose: “ A fresco! quindi dobbiamo cercare un ambiente umido e freddo.”
I due detective scesero nel magazzino, dove vi erano medicinali e un contenitore chiuso con il lucchetto.
Holmes sparò e aprì il lucchetto e trovò quello che cercarono:
Sacche piene di sangue immerse nel ghiaccio.
Il dottore fu arrestato e durante l’interrogatorio spiegò la sua situazione:
“ Ho bisogno di nutrirmi di sangue, perchè ho scoperto di essere affetto da una malattia che non mi permette di stare al sole e giorno per giorno fa invecchiare tutti i miei organi vitali e di conseguenza invecchia anche la mia pelle e il mio corpo, questa malattia si chiama Morbo di Gunther, o come la chiamo io...Vampirismo: grazie al sangue delle mie vittime, riesco a vivere una vita più “Normale”...sono consapevole che ormai per me è finita...”

Il dottore andò in carcere, e morì dopo circa 3 mesi: il suo cadavere era devastato dalla vecchiaia... ma aveva solo 35 anni.
La collana di diamanti
Era una giornata di fine inverno, anche se c'era il sole l'aria era fredda. Il mio amico, come al solito, era immerso tra i suoi giornali. Ad un certo punto ruppe quel silenzio tombale che si era formato, dicendomi :« Senta che fortuna: “Diamante da 10 carati ritrovato a Malley Street". Non le sembra un pò troppo strano, bisognerebbe avere un occhio molto acuto per riuscire a vedere una pietra così piccola e poi nella completa spensieratezza di quando si cammina!»
«Già, credo che sia un pó difficile.»
«Sa, ragionandoci bene, il posto in cui è stato trovato é uno di quei luoghi malfamati di Londra!»
«Io andrei a dare un'occhiata, che ne dice?»
«Si, forse troveremo qualcosa di interessante!»
Era da un pó di tempo che non succedeva qualcosa di così curioso e strano, forse l'ultima volta che abbiamo avuto a che fare con pietre preziose e faccende così insolite è stato "Il rubino azzurro". Appena arrivati chiedemmo a qualche passante se sapesse qualcosa sull'accaduto. Nessuno ci seppe rispondere tranne un donna, Milly Stevenson. Ci disse che il fortunato era Kevin Loosen, un gioielliere che aveva il suo negozio vicino alla sua pasticceria in Washington Street.
Dopo qualche giorno nella prima pagina del Times c’era scritto “Un secondo diamante trovato in Moscow Street”. Il mio amico iniziava ad insospettirsi. Mi disse di scrivere una lettere alla donna che avevamo incontrato. La mattina dopo bussò alla parta del nostro studio la signora Hudson accompagnata dalla signorina Milly Stevenson. La feci accomodare sulla poltrona e iniziammo a parlare: «Grazie per essere venuta da noi. Ora si chiederà il perché di questo invito. Beh vorremmo capire di più sulla vita del signor Kevin Loosen.»
«Il signor Loosen è un gentiluomo, non c’è che dire, ma è altamente vendicativo.»
La signorina Stevenson era una ragazza molto giovane, con occhi castani e capelli molto lunghi di un color rossastro. Indossava un vestito sul blu scuro e un cappello molto elegante. Con sè aveva anche un ombrello per proteggersi dal sole, infatti la sua pelle era molto chiara e delicata.
«Ci può parlare del lavoro del signor Loosen?»
«Egli non ama il suo lavoro, desiderava diventare medico, ma a causa di suo padre diventò gioielliere. Devo dire, però che è bravissimo nel suo lavoro, ha un occhio acutissimo.  Mi ricordo che una volta venne la Contessa Forter nella sua gioielleria, al tempo di quando gli affari iniziavano ad andare male. La contessa gli chiese di farle una collana tempestata di diamanti in oro bianco. Era entusiasta di questo lavoro perché poteva guadagnare qualcosa in più del solito e riuscì a finire la collana solo in poche settimane, e le posso dire che era la collana più bella che avessi mai visto. Ma qualche giorno fa lo vidi su tutte le furie, credevo che forse alla contessa non le era piaciuto il gioiello, ma credo che sia impossibile era di una bellezza straordinaria.»
Il mio amico non parlò più, da qui capii che aveva intuito qualcosa e che quindi lo dovevamo lasciare in pace. Ringraziai la signora Stevenson e la feci accompagnare alla porta dalla signora Hudson.
Ritornai nello studio. Scherlock era immobile e con gli occhi chiusi. Mi sedetti alla poltrona e presi sonno. Dopo circa mezz’ora mi risvegliai e vidi il mio amico in piedi davanti alla mappa di Londra che avevamo nella stanza. Ad un certo punto mi disse: «Dobbiamo andare a Krew Street in fretta!»
Prendemmo il calesse e arrivati lì ci sedemmo su una panchina ed aspettammo. Non capii che cosa potesse girare nella testa di quell’uomo. Che cosa facciamo qui seduti ad aspettare un qualcuno o un qualcosa. Pensai. Ad un certo punto Scherlock mi fece un cenno indicandomi un piccolo vicolo. Aguzzai la vista e vidi il signor Loosen che poggiava qualcosa per terra attento a non farsi vedere. Che cosa faceva il signor Loosen lì? Ritornammo a casa.
Il pomeriggio seguente eravamo seduti davanti al camino. Il mio amico leggeva come sempre il giornale mentre io un libro di medicina. D’un tratto Scherlock iniziò a ridere. Feci finta di niente, perché sapevo che se gli avessi chiesto il motivo della sua risata, non mi avrebbe risposto. La sera tardi andammo a Pafer Street, la via in cui si trovava il negozio del signor Loosen. Scherlock si affacciò alla vetrina della gioielleria guardando attentamente l’interno, dopodiché ritornammo subito a casa.
Il giorno dopo, nel primo pomeriggio, andammo all’hotel Diamond, entrammo e il mio amico chiese dove si trovasse la camera della Contessa Forter. Salimmo al quinto piano e ci fermammo d’avanti alla camera 367. Scherlock appoggiò l’orecchio alla porta e mi disse: «Mi aiuti a sfondare questa porta!»
Non gli chiesi il perché, se dovevamo fare qualcosa di così estremo ci doveva essere un motivo valido e sembrava anche abbastanza importante. Sfondammo la porta e trovammo il signor Loosen davanti ad un portagioie con in mano una collana di oro bianco tempestata di diamanti. Il mio amico disse: «La collana non appartiene a te!»
Il signor Loosen rispose disperato: «Questa collana è mia perché non mi è stata pagata!»
«Come non le è stata pagata?»
«Sì, la contessa mi ha truffato. Lei mi doveva 3500£, ma mi pagò con un assegno falso e come un bambino me ne accorsi solo una settimana fa. La prego signor Holmes non lo dica alla polizia altrimenti sono rovinato!»
«Non dirò niente alla polizia ma lei lasci quella collana e se ne vada!»
Durante il tragitto di ritorno in calesse chiesi al mio amico: «Come ha fatto a capire che voleva rubare la collana il signor Loosen?»
«Innanzitutto mi sembrava strano che nell’arco di una settimana venissero ritrovati tre diamanti da 10 carati, chi poteva essere così stupido e ingenuo da perderli, doveva essere fatto di proposito e soprattutto bisognava possederli, e chi può avere più diamanti di un gioielliere!
Segnai sulla mappa i luoghi dove erano stati trovati i primi due diamanti e formavano una linea obliqua, quindi intuii dove potesse essere trovato il terzo, cioè in Krew Street dove abbiamo visto il signor Loosen mettere un oggetto per terra, quello era un diamante, infatti il giorno dopo il titolo del Times era:” Trovato un terzo diamante in Krew Street”. Indovini chi lo trovò? Il signor Loosen.»
«Perché andammo al suo negozio?»

« La faccenda della collana non la capii tanto all’inizio, ma dopo ci arrivai. Il signor Loosen era su tutte le furie quel giorno che lo vide la signora Stevenson, non perché alla contessa non piacesse la collana ma perché si era accorto che l’assegno era falso, allora architettò il suo piano. Arrivato a “trovare” il terzo diamante doveva fare il colpo finale. Quindi andammo al negozio per vedere quando doveva andare all’hotel Diamond. Sul tavolo da lavoro del signor Loosen c’erano i suoi occhiali, un orologio e a fianco tutti gli attrezzi. Questo doveva significare che stava lavorando alla riparazione di quell’orologio e, dalla descrizione della signorina Stevenson il signor Loosen era diligente al suo lavoro, così non poteva compiere il furto la mattina perché doveva riparare l’orologio e quindi l’avrebbe fatto nel primo pomeriggio.»

venerdì 23 maggio 2014

un furto a casa John

Un furto a casa John
Era una dolce mattina invernale e nel nobile quartiere di Londra viveva una ricca famiglia inglese. La famiglia era composta dal signor Will John, un signore con lunga barba,piccoli occhi marroni e di bassa statura,sua moglie Carry Mostin ,una donna dagli occhi azzurri,capelli sempre raccolti da uno chignon e solitamente vestita con abiti eleganti e la loro amata figlia Clare John, una ragazza con capelli ricci e occhi azzurri e alta come la sua mamma.
Il diciotto gennaio di quell'anno, Will e Carry decisero di passare un fine settimana da soli ad Oxford lasciando a casa Clare.Ma la sera successiva,il sabato,Clare era stata invitata ad una festa studentesca così alle ventuno e trenta ,dopo essersi preparata,passò di casa la sua amica per prenderla e andare insieme alla festa. Ma... quella notte a casa John, entrò un ladro che rubò gran parte dei gioielli di Clare e ruppe la cassa forte rubando tutto ciò che vi era dentro!
La mattina successiva,Clare tornò ma non si accorse di nulla poichè era stanca,ubriaca e andò subito a dormire.Quando tornarono Will e Carry, si accorsero che la casa era a soqquadro,così domandarono a Clare cos'era successo in casa,ma lei non sapeva nulla perchè la sera, prima di andare alla festa, non era successo nulla e la notte non era stata in casa. La mattina successiva,il lunedì, Will si recò a casa di Sherlock Holmes e Watson, dove la signora Hudson li accolse con molta gentilezza. Appena Will entrò in casa, la signora andò a chiamare Holmes e Watson dicendo :-
<<Fuori ce un tizio che ha bisogno di voi,forza vestitevi e uscite fuori!>>
Holmes rispose:
<<Si signorina Hudson,arriviamo subito. Forza Watson sbrigati fuori ci aspettano>>
Watson velocemente si vestì e i 2 uscirono fuori nella stanza dove li aspettava Will
Holmes disse:
<<Come si chiama?>>
Will rispose:
<<Will John>>
Holmes:
<<Cosa le serve?Cosa è successo?>>
Will dispiaciuto disse:
<<Veda signor Holmes,lo scorso fine settimana io e mia moglie Carry Mastin, siamo partiti per Oxford per passare un week-end soli,sabato sera mia figlia Clare John, era ad una festa studentesca e la casa rimase incustodita.
Ieri,domenica mattina, io e mia moglie siamo tornati e abbiamo trovato la casa in disordine, così domandammo a Clare cosa fosse successo. Lei non sapeva nulla poichè il sabato sera era fuori casa anche lei. Così sono venuto qui in vostro aiuto per trovare l'uomo di questa rapina>>
Holmes rispose:
<<Stia tranquillo,presto troverò una soluzione!>>
Poi Holmes rivolgendosi a Watson gli disse:
<<Forza Watson,prendi il bastone da passeggio,la lente di ingrandimento e andiamo alla ricerca di tracce su quest'uomo.>>
Watson rispose:
<<Arrivo Holmes!>>
Holmes,Watson e Will andarono a casa di qest'ultimo per cercare tracce sul furto. A occhio nudo non si vide nulla, tranne la casa messa a soqquadro.
Poi Holmes disse:
<<Watson,passami la lente,per favore>>
Watson gliela passò e Holmes potè notare che per terra c'erano pedate di fango molto leggere,forse perchè sabato pioveva e perchè quando camminava saltellava a passi piccoli per non farsi sentire dai vicini di casa.
Il tredici seguirono le pedate che li portarono fino ad un vecchio garage poco distante dalla casa di Will. Il garage a guardarlo da fuori aveva un bruttissimo aspetto sembrava che esisteva da quando fu creato il mondo... era stato pitturato con un colore piuttosto giallognolo che lo inbruttiva ancor di più.
Da questo garage si sentiva una voce che diceva :
<<Sabato sera ho preso tutti questi gioielli e questi soldi... >> E se la ridacchiava.

Holmes, Watson e Will si allontanarono per un momento dal garage, le persone che erano dentro il garage si furono distratti per poco tempo e Watson riuscì a sollevare la serranda... Entrarono subito nel garage e trovarono l'ex maggiordomo della casa che era intento a raccontare a sua moglie tutto ciò che aveva fatto mostrandole tutto il denaro rubato e i gioielli. Fu cosi che fecero subito arrestare il malfattore soddisfatti della loro accurata indagine.