mercoledì 30 aprile 2014

Il caso della mela                                            
Una signora in una giornata calda di estate corse allo studio di Sherlock Holmes e gli chiese se poteva svolgere un’ indagine, Holmes accettò e fece sedere la signora che iniziò a parlare di quello che era successo e disse – sig.Holmes oggi ero andata al mercato a comprare delle verdure e vidi vicino alla bancarella della frutta un ragazzo che cadde a terra dopo aver mangiato una mela strana,comprata proprio a quella bancarella e subito dopo sono venuta da lei                                                                                                                                                – Holmes chiese – Di che colore era quella mela?                                                                     – e la signora rispose – Non ho visto bene sig.Holmes ma era un po’, però anche io ho comprato della frutta ed era di un colore naturale                                                                      – e Holmes disse – mi può descrivere la persona che stava alla bancarella?                                – e la signora disse – certo ma non ce n’era solo. C’era anche una coppia di spazzino                                                                                                                      – e Holmes – cercherò di risolvere il caso in quel momento arrivò Watson che era affamato, così la signora Hudson gli preparò uno spuntino.
Ma lui non fece in tempo a sedersi che arrivò Holmes a dirgli che avevano una nuova indagine, dato che Watson era arrivato in ritardo, strada facendo gli spiegò tutto.
Arrivai al mercato videro la bancarella della frutta e Holmes chiese:                                                   – come si chiama  il ragazzo morto?                                                                                                     – e la ragazza di nome Samantha disse – si chiama Jack ma noi non c’entriamo niente con la sua morte                                                                                                                                                       – però ora fece una domanda Watson – Conoscete quel ragazzo?                                                        – e rispose il ragazzo di nome Francis – si è il nipote di una signora anziana che abita in Regent street n°11 noi lo conosciamo molto bene, perché viene sempre da noi a prendere la frutta. Però la frutta che vendiamo noi è di ottima qualità ed è strano che sia morto per una semplice mela                                                                                                                              – Holmes rispose – grazie per l’informazione                                                                                        – Dopo aver fatto qualche domanda , Holmes e Watson andarono a casa di questa signora. Holmes bussò alla porta e la signora chiese chi era e Holmes rispose che era un investigatore e che stava investigando con il suo socio per capire chi aveva ucciso il nipote.Così li fece entrare.La prima domanda la fece Watson e chiese:                                              
 -Per caso suo nipote aveva litigato di recente?
-e la signora rispose- si aveva litigato con un suo compagno di quando andava a scuola
-Holmes poi disse- l’ha mai visto uscire di nascosto?
-e la signora rispose- no non l’ho mai visto uscire di nascosto
-ed Holmes rispose-la ringrazio per aver collaborato
- i due investigatori, dopo aver fatto qualche domanda alla signora, ritornarono a casa dove la signora Hudson aveva preparato una deliziosa cena.
Appena ritornati Watson si sedette a mangiare, mentre Holmes si sedette sulla poltrona e dopo tre pipe gli venne un’ idea che disse pure a Watson. L’idea era di andare a casa di Michale ed interrogarlo, i due chiesero alla nonna di Jack dove fosse la casa di Michale e lei gli disse che si trovava a in via Old street n°23 .E i due andarono a casa, e bussarono alla porta e rispose proprio Michael che li fece entrare, li fece sedere e da li iniziarono l’ interrogativi. La prima domanda la fece questa volta Holmes e gli disse:
-Ti è dispiaciuto per la morte di Jack pure se avete litigato?
-e lui rispose che avuto quello che meritava. Holmes e Watson furono sorpresi dalla risposta del ragazzo e gli fecero un’altra domanda:
-Per caso dopo la sua morte sei andato a vedere il cadavere?
-e lui disse-si perché pur avendo litigato mi dispiaceva.
-Holmes però notò in un cassetto una siringa con un liquido mortale all’interno                                       -e disse a Michael- hai della frutta?
-e lui- si delle mele.
-Holmes disse- me ne dai una?
-e Michael-certo
-Holmes gli chiese di prendere la siringa che aveva visto nel cassetto
-Michael disse-quale siringa?
-e Holmes-quella nel cassetto.
- lui la prese e glie la diede Holmes prese la mela con l’intenzione di ignettare il liquido,però poi Michael disse:
-fermo sono stato io, l’ho ucciso io con il veleno messo nella mela,sapev che lui sarebbe andato a comprare le mele e quindi ho lasciato una mela nel suo cestello che poi si è mangiato.
-Holmes disse- perché l’hai ucciso?
-e rispose- perché mi ha rubato la ragazza e mi sono innervosito.
-Holmes disse- per questa volta te la faccio passare liscia ma la prossima volta stai attento.

                                                                             

giovedì 24 aprile 2014

setan

SATAN MEMBAWAKU

Nella Londra del 1890 in un sobborgo sporco, freddo e cupo, io e Holmes camminavamo affrettati per raggiungere il teatro, quando nelle vicinanze della fumeria indiana più famosa di Londra, udimmo un urlo acutissimo.
Allora ci precipitammo lì. In quel posto , a dir poco inquietante, c’era una ragazza stesa a terra con lunghi capelli biodi raccolti in una treccia, che sembrava essere posseduta da Satana. Dopo neanche qualche minuto morì, dicendo come sua ultima parola Satan ovvero Satana. Allora io cercai di rianimarla o perlomeno di sentire il suo battito cardiaco attraverso le pulsazioni del polso. Ma purtroppo non c’era più nulla da fare. La signorina dagli occhi di ghiaccio era morta sul colpo.
Il suo sposo Jack Loutin, chiese aiuto a noi per risolvere questo misterioso caso. Holmes allora mi propose di restare lì ancora qualche minuto, per prendere una provetta del suo sangue, per esaminarla al suo laboratorio.
Io e il mio amico a quel punto, andammo a ritirarci a casa per pensare e riflettere su questo misterioso caso e lui esaminò la provetta trovando all’intero tanto veleno.
La mattina seguente Holmes si alzò alle 5:00 in punto, ed io ero sveglio già da un mezz'ora per fare colazione così che poi, quando lui si svegliava, non finiva la mia colazione.
poi Mss Hudson ci chiamò per dirci che al piao terra ci aspettava un giovane ragazzo dai capelli brizzolati allora, io e Holmes scendemmo giù e io lo feci accomodare sulla mia poltroncina di pelle. Quel giovane ragazzo era Jack, il fidanzato della vittima, lui ci spiegò le origini della ragazza cioè che la ragazza era stata adottata da una famiglia nobile ma in realtà apparteneva a una famiglia indiana.
Un particolare che ci disse è che lei aveva una sorella e che la famiglia della ragazza era in confltto con un altr'altra per via della scoperta di un giacimento di petrolio e tra loro si uccidevano. Gli unici 3 rimasti erano Amir Scizù, appartenente alla famiglia avversaria, poi Sesilia Rove e Lady Rovel che erano sorelle gemelle. Amir provò molte volte a ucciderle.
Il signor Holmes inzia a investigare e parlare con me e dopo neanche 3 pipe andammo nella fumeria, dove era acaduto tutto.
Lì parlammo con il proprietario e chiedemmo a lui se avesse visto nel suo locale dalle 20:00 alle 21:30 degli indiani, precisamnete 2, lui rispose di sì, che erano presenti Amir Scizù e Lady Rovel che erano clienti fissi del locale.
:" Allora Woston!! Ho risolto il primo tassello dell'indagine, andiamocene da questo pariadiso dell'erba."
Io mi recai verso la porta e lui mi disse di andare a comprare la linfa per verificare delle cose. Io andai e ,la sempre a mie spese, e glie la diedi. Lui si mse nel punto dove era stata uccisa la ragazza e stese un piccolo strato di linfa. Poi lui si precipitò prima di mettere la linfa per terra e trovò delle traccie di veleno che solo un animale poteva avere.
Allora noi aspettammo che si facesse notte per impedire l'omicidio dell'altra sorella. A quel punto mi spiegò perchè Amir uccise Sesilia cioè per endetta. Lui escogitò un piano diabolico, ovvero sposare la sorella per metterle tutti e due contro, e siccome Lady possedeva un insetto , cioè yok-killer, capace di uccidere una persona creandogli delle allucinazioni sataniche, inoltre aveva un pungiglione lungo 6mm e dentro era ignettato il veleno fatto di un mix tra api, vespe, e pepitole insomma un arma infallibile per un omicidio.
Il suo ultimo colpo doveva essere stasera con Lady, l'avrebbe uccisa dalla su stessa arma grazie a una cerbottana indiana. Il signor Holmes sese uno strato di linfa perchè la linfa allontana l'insetto e lo fa rivoltare contro la persona da cui e stato lanciato.
Arrivarono le 8:00 e io e il mio amicone aravamo pronti, il pesce aveva abbocato all'amo.
Amir allora lanciò l'animale contro la signora, ma fu punto lui e morì
alessandra solitro

domenica 20 aprile 2014

Egregio sherlock holmes:
un giorno,mentre stavo per uscire di casa, non trovai il portafoglio allora so chi trovare. E non solo. Anche altri oggetti e per questo che ti scrivo , perchè mi aiuti a trovarlo. Io sono Bruno il tuo grande fan. Qualche giorno la posso venire a trovarla? Mi insegna ad investigare? Posso imparare tutti i suoi trucchi e conoscere Londra e svolgere un lungo caso

La saluto Bruno Mione




mercoledì 16 aprile 2014

           Un maggiordomo buono si trasforma in un mostro
Un giorno Holmes  non avendo impegni ,decise di andare a trovare una sua vecchia amica ,Frensis,con la quale ha avuto un rapporto sentimentale .Andò alla ricerca della sua villa e dopo averla trovata,si mise a correre per non arrivare all’ora di pranzo .Appena arrivò rimase a bocca aperta,quella villa era cosi bella che lui non ne aveva mai vista una migliore. Suonò tantissime volte ma visto che nessuno rispose,si girò per andarsene ,in quel momento si aprì il cancello ,il maggiordomo disse:”chi è che suona così ,e non mi da il tempo di arrivare al cancella.”  Lui disse:”scusate e solo che pensavo non ci fosse nessuno.”Era talmente cambiato che lei all’inizio non lo riconobbe .Lei disse:”carissimo Sherlok da quanto tempo,pensa non ci vediamo dai tempi del liceo”. Dimmi cosa ti porta qui?Lui disse:”Oh Frensis sai oggi non avevo impegni ,quindi ho deciso di farti visita .Mentre Frensis andò in bagno Holmes si mise a parlare con il maggiordomo,Alfred,per circa tre quarti d’ora ,ma Frensis non ritornava ,allora il maggiordomo andò a cercarla,bussò alla porta ,ma non rispose .Frensis non era mai rimasta così a lungo in bagno,,quindi buttarono giù la porta e la trovarono morta a terra con una ferita sulla testa e un morso sulla gamba. La cosa strana e che in pieno inverno la finestra era aperta e che in bagno si trovava a piano terra,quindi poteva entrare chiunque.
Holmes iniziò a indagare e chiese aiuto a Watson .Analizzarono tutto il bagno e videro l’angolo della vasca insanguinato e quel morso sulla gamba. Era molto strano perché anche sul pavimento c’erano delle impronte di cane. Così analizzarono il corpo e scoprirono che nella gamba era rimasto un pezzo di dente e sul vestito c,erano peli di cane .Si trattava di sicuro di u cane ,ma quale cane?Dopo giorni di ricerca si scoprì che il cane era stato evidentemente addestrato per uccidere ,ed apparteneva al maggiordomo che da giovane addestrava i cani aggressivi. Lui però sosteneva di essere innocente e che il cane in quel momento era fuori a fare i bisogni. Invece la vicina ci confidò che la notte prima aveva sentito gridare Frensis.Da quel momento Holmes capì tutto e fece confessare ad Alfred.La signora Frensis era avida e aveva fatto frustare Alfred perché non aveva sbrigato una faccenda .Aveva minacciato dicendo che se non lavorava gratis per lei l’avrebbe fatto uccidere. Quindi per vendicarsi, Alfred attraverso il cane la uccise,però comunque rimase un uomo buono e povero. Alla fine Alfred andò in prigione,Jeck in un canile e Holmes con il desiderio di incontrarla.




Dalila Ait ayate
Il candelabro del boscaiolo
Oggi, 18 ottobre 1891, io e il mio amico Holmes, aspettavamo il signor Brockett, proprietario terriero delle campagne nord londinesi, nel nostro ufficio.
Ad un certo si sentì suonare il campanello.
-Scusi tanto signora Hudson- disse Holmes, allo squillo del campanello- ma è arrivato il signor Brockett, vecchio proprietario terriero nordico di Londra ed è in totale ritardo. Watson, venga con me nell'ufficio, le serviranno appunti.
-E non finiamo di mangiare?- chiesi ma Holmes non mi rispose e si precipitò verso la porta come un cane che insegue il padrone. Poi, aprì la porta, e disse al signore …
-È in ritardo  … - e non concluse.
-Io non sono in ritardo, ho portato la posta come sempre!- disse … il postino e Holmes ritirò la posta e chiuse la porta delicatamente, completamente spaventato.
Iniziò a leggere la lettera:
18 ottobre 1891
Caro signor Holmes,
sono il signor Brockett, del 71 di August Little Street,
mi scuso di non essermi presentato al nostro incontro, ma oltre al caso del furto del candelabro d'oro, oggi sono state uccise mia moglie e mia figlia di tredici anni e siamo rimasti solo io e mio figlio di diciassette anni. Le chiedo un semplice favore: di incontrarci alla stazione ferroviaria per partire verso Liverpool, città natale di tutta la mia famiglia.
L'aspetto domani alle nove in punto.
Mr. Henry Brockett
Io e Holmes tornammo in cucina e subito dopo andammo a dormire.
Alle otto in punto, Holmes mi svegliò di colpo e mi disse di correre a fare colazione. Alle nove ancora non arrivava nessuno. Ad un certo punto, circa le nove e mezza, un signore basso, grassottello, pantaloni e scarpe infangate quasi il doppio, anzi il triplo dei pantaloni e aveva anche barba e pizzetto.
-Cosa le è successo signor Brockett?- gli chiesi.
-Ma come Watson!- esclamò il mio  il mio amico- Lei è venuta da una campagna, terreno fangoso il quale ha piovuto da poco e ha avuto un imprevisto, vista l'ora, ed è caduta a terra.
-Wow!- disse Brockett- Lei è un mago e ha completamente indovinato.
Ma Holmes laanciò uno sguardo tenebroso e offeso.
-Meglio andare, il treno è arrivato.- E ci avviammo verso il luogo in cui si doveva fermare.
Nel frattempo, Holmes iniziò l'interrogatorio.
-Mi dica, signore, dov'è suo figlio?- chiese Holmes.
-È a casa.
-Solo?
-No,con mio fratello che anche lui ha rischiato di morire sul colpo nella sparatoria con la moglie, la signora Johnson.
-Senta, signore, mi descriva prima suo figlio, poi suo fratello e infine la signora Johnson.
-Sembra impaurito a descriverli, signore.- dissi.
-No, è che sono preoccupato. Comunque, mio figlio si chiama Mark ed è alto circa due metri, biondo, robusto e ora ha le stampelle per una grave frattura al piede.
-Benissimo, continui, ah e Watson spero che abbia portato il necessario(libretto degli appunti, pistola e lampada a petrolio).
-Sì, sì, non si preoccupi Holmes – risposi con tono squillante al mio compagno.
-Va bene, mi scusi signore, può continuare.
-Mio fratello, James, è alto quanto me ed è meno grasso. Veste sportivo e abita a circa cinquecento metri da casa mia e ha l'orecchio sinistro bucato.
Holmes alzò le sopracciglia di colpo e con gesti mi disse di appuntare ogni minimo particolare.
-E suo fratello, è più grande di lei?
-No, ha cinque anni meno di me.
-Continui.
-La moglie, Miss Johnson, di media altezza. Ha una passione per le sostanze naturali, infatti lei è e scienziata ed è magra.
-Ci sono altre persone nei dintorni?
-No, tranne il boscaiolo Matt Watson, morto due anni fa, ma ancora vivo.
-E perché dice che è vivo?
-Non posso dirlo.
-E perché?- chiesi impaurito.
-Non posso e basta! –rispose Brockett urlando.
-Ho letto solo del furto sui giornali. Mi racconti, invece, degli omicidi.
-Beh, io e la mia famiglia eravamo a casa quando arrivò la polizia e ci disse di andarcene da lì, ma noi non ce ne andammo. Il giorno dopo ci vennero a suonare la"THUGS OF LONDON", formata da Amaru, Marshall e Curtis, ma, stranamente, non mi derubarono nulla. La mattina seguente non trovammo più un dono prezioso dato alla famiglia: il candelabro d'oro.
-E di questo ne avevo già sentito parlare. Continui e cerchi di approfondire.
-Non avvisammo nessuno del furto, ma solo i giornalisti per chiedergli di scrivere il successo sui giornali.
-E venne qualcun altro a reclamare?
-Veramente, signor Holmes- disse Brockett a voce bassa- il signor Amaru , ci venne a bussare e ci chiese di farlo restare lì per un po' di tempo ,ma ...
-Ma? Cosa ma?
-Continuerò dopo, siamo arrivati.
Ma io notai dietro una porta del treno, nella penombra, un uomo vestito di nero che ci spiava dal primo momento. Mentre ci avviavamo verso csa di Brockett, Holmes chiese lui di proseguire.
-Ma Curtis e Marshall erano stati sparati ed egli aveva visto l'uomo in faccia. Era il boscaiolo.
-Il boscaiolo?- domandò Holmes con un tono di voce altissimo.
-Sì, proprio lui.
-Quando è successo il fatto? Se non mi sbaglio due anni fa?
-S', ma il fatto è successo due mesi fa.
-Ah, capisco capisco. Vada avanti.
-Nella notte, Amaru, morì sparato. Ma quello che non capì era come. La finestra non era forata.
-E non ha sentito se era uscito o aveva aperto la porta?
-No, il cadavere era dentro casa, ma la cosa  che mi sorprende è che non c'erano più né mia moglie né mia figlia. Così andammo io e Mark nel bosco a cercarli e trovammo non due, ma quattro cadaveri, più quelli dell'associazione.
-Senta, questo boscaiolo, com'era  e come lo vide Amaru? Diverso da quello che conosceva?
-Quello che conoscevo era basso, anziano di circa sessant'anni, con la gobba, capelli e barba bianca e non si teneva quasi per niente in piedi e quando qualcuno antipatico lo disturbava prendeva un coltello da cucina e lo uccideva. Egli morì a sessantatre anni.
-Quello di Amaru vorrei sentire ora.
-Era un giovanotto di circa trentacinque anni ed era tutto il contrario di quello anziano. Era alto, magro-robusto e vestito di nero come un'ombra e …
-Si fermi un attimo- dissi urlando- ho visto un uomo simile!
-Le ha visto il volto Watson?- mi chiese Holmes con aria contenta.
-Sì, era circa un metro e settanta come lei Mr Brockett, grassottello … eh, non grassottello, mi sbagliavo. Era magro e alto, capelli neri col cappello come il suo Holmes e aveva poca barba e appena appena dei baffetti e di circa trentacinque anni.
-Signor Brockett, lei conosce questo individuo?
-Ma sì, certo! È mio cugino Paul Brockett e vive con miss Sampson.
-Con miss Sampson? E suo fratello?
-Anche lui vive con loro.
-Watson, ho capito dove si trova il candelabro e di sicuro scoprirò l'omicidio.
-E dove si trova- chiesi.
-A Londra, nella nostra via ma ad un indirizzo diverso, il 121 ed è sotto il pavimento della la cucina, attaccato ad una bomba ed è la casa della "THUGS OF LONDON".
Prendemmo il treno, e dopo due ore arrivammo a destinazione.
-Oh mamma di tutte le grazie- urlò il signor Brockett.
Entrati in casa trovammo la signorina Sampson legata ad una sedia e Paul Brockett morto ucciso con un coltello in mano.
Andai a liberare la signorina e iniziò a parlare un po' balbettando:
-I-i-il bo-bo-bosc-sc-scaiolo è vi-vi-vivo.
Andiamo a scavare sotto la cucina e troveremo i nostri oggetti.- disse Holmes.
Avvicinò la lente per terra per trovare un forellino, il quale erano nascosti gli oggetti e trovandoli si sentiva sempre più il ticchettio della bomba. Finito lo scavo, Brockett sbatté la pala contro la bomba che smise di fare tic-tac.
La signorina disse che era stato James, che uccise il cugino per rancore e che anche lei doveva morire col candelabro.
Lo voleva fare per follia, è un pazzo, ed ha degli attacchi di anormalità disse la signorina.
-No!- esclamò Holmes- Si comportava così perché faceva parte di un'associazione di delinquenti e di sicuro aveva il lobo dell'orecchio sinistro bucato.
-Eccolo, eccolo!- urlai.
-Forza rincorriamolo, non può andare molto lontano.
E invece sparì. Subito sentimmo uno sparo provenire da dietro un locale. Corremmo più in fretta che potemmo e una volta arrivati sul posto trovammo James che aveva appena ucciso il fratello.
Holmes andò  incontro a James, gli afferrò il braccio e glielo piegò dietro la schiena, poi gli fece uno sgambetto e lo bloccò a terra.
-Meglio chiamar la polizia per questo maledetto- disse Holmes.
Tornammo a casa dopo tre giorni e gli chiesi come avesse fatto a risolvere il caso, ma Holmes preferì non dirmelo in quel momento per godersi ancora un po' la tranquillità rimanendo sul divano a fumare la sua pipa e rilassarsi.

lunedì 14 aprile 2014

L’uccisione del signor JacksonNella Londra del 1800 io e Holmes stavamo prendendo il the come nostra abitudine, stavamo chiacchierando e all’improvviso suonò il campanello, Mrs Hudson aprì e dietro la porta c’era una bellissima ragazza, aveva occhi azzurri e capelli biondi, era molto spaventata. Allora la governante la portò nello studio. Appena entrò la fece accomodare e le disse:

«Buongiorno, come si chiama?», e lei rispose

«Mira Jackson».

Poi le chiese come mai era qui e cos’era successo. Allora la signorina rispose che avevano ucciso suo marito, e Holmes disse:

«Descrivimelo»

«Ok, lui era un uomo alto, capelli castano chiaro, era molto forte ma non in senso negativo anzi, infatti aiutava i più deboli.» Lei rispose.

Io chiesi di entrare nei particolari e lei riprese il discorso dicendo:

«Bé io e mio marito eravamo sposati da 5 anni, andavamo molto d’accordo anche se avevamo avuto degli alti e bassi per colpa dei soldi, però in questo periodo tutto andava bene, anche se lo vedevo un po’ strano. Durante una sera di tempesta si sentì un urlo provenire dalla cucina; mi alzai dal letto e andai a controllare molto spaventata. Appena entrai trovai disteso un uomo; avvicinandomi vidi che era mio marito, dal momento che abito in un villino in campagna, ho fatto prendere la carrozza e lo abbiamo portato in ospedale però appena arrivò morì. Io adesso voglio scoprire chi è che ha ucciso mio marito», e lo disse piangendo. Holmes per tranquillizzarla rispose:

«Si ti aiuterò ma in che via si trova il villino?»

«Il villino si trova in Citystreet n. 45» Rispose.

«Allora si faccia trovare fuori alle 14:00 in punto così incominciò ad investigare. Ah un’altra domanda. Aveva qualche debito con qualcuno?»

«Che io sappia no» Rispose.

«OK, allora ci vediamo alle14:00 in punto, mi raccomando.» Disse in modo scherzoso e la ragazza se ne andò salutandoci. Holmes mi disse:

« Abbiamo un caso tra le mani, si prepari, io l’aspetto alle 13:50 alla stazione, io vado a fare due passi.»

Arrivate le 13:50 io e Holmes ci trovammo alla stazione. Nel treno incominciammo a parlare di chi poteva essere stato.

Arrivati a Citystreet la signorina si fece trovare fuori e ci fece accomodare dentro. Appena entrai, Holmes volle subito controllare il corpo del delitto. Prese la lente di ingrandimento e osservò il pavimento, in modo tale da potere esaminare le impronte, mentre io cercavo di capire il perché dell’uccisione con la signorina Jackson. Dopo che Holmes ebbe esaminato attentamente, volle andare a vedere anche nelle altre stanze, ma di preciso nel soggiorno, dove c’era il camino, perché in cucina aveva visto frammenti di lettere. Quando andò ad osservare, trovò altri frammenti, gli raccolse delicatamente e li portò sul tavolo, poi li prese una ad una e la mise contro luc3e e riuscì a dedurre cosa ci fosse scritto e riuscì a leggere a chi era destinata, il perché e in che via abitava, ma per il momento spiegò a M ira Jackson solo chi era e disse Holmes:

« Lui si chiama Wols.»

Holmes lo conosceva e lo descrisse dicendo che era un uomo alto e magro, era molto aggressivo, infatti uccise, nell’arco della sua vita circa 8 ragazzi e quindi era andato tante volte in carcere. Lui abitava in campagna. Precisamente due villini verso destra da casa della signorina.

Dopo aver finito di indagare in casa Jackson decisero di accostarsi nel giardino di casa Jackson per poi accostarsi dietro il giardino di casa Wols. Arrivata la notte io e Holmes andammo ad osservare gli spostamenti. All’improvviso si vide una luce accesa provenire dalla cucina. Holmes si avvicinò alla finestra e vide l’ombra di un signore alto e magro. Holmes mi disse:

«Vieni qui con me, mettiamoci dietro il cespuglio e aspettiamo che esce fuori, cosi lo catturiamo senza farci accorgere. Dopo poco lui uscì con un coltello in mano. Noi aspettammo che uscisse e poco dopo fu nelle nostre mani. Lui stava reagendo accoltellandomi; incominciai a prendere paura però Holmes mi salvò buttandolo per terra, togliendo il coltello dalle mani di Wols. Holmes lo fece accomodare in carrozza per portarlo in commissariato dal dottor Lestrade. Durante il viaggio io e Holmes gli domandammo:

«Perché ha ucciso il signor Jackson?»

«Perché aveva un debito di cinque mila sterline e me li doveva dare dal 5 giugno. Allora decisi do ammazzarlo.» Rispose. Arrivati al commissariato Holmes rimase col signor Wols e col dottor Lestrade mentre io me ne tornai a casa.

Il giorno dopo ritornammo dalla signorina Jackson per avvisarla che l’avevamo catturato. Lei volle sapere perché l’avevano ucciso. Allora Holmes gli raccontò che aveva un debito di cinque mila sterline. Lei disse:

«A me non aveva mai detto nulla. Ecco perché era sempre agitato.»

Allora io e Holmes ce ne andammo a casa a rilassarci, fumandoci una bella pipa con una tazza di thè, spaparanzati sul divano.

venerdì 11 aprile 2014

lo strano caso del diamante perduto.
Londra 7 gennaio 1888.
Nel cuore della nebbia opaca che circondava il paese, si udì un grido acuto di una donna che proveniva da una carrozza reale. Ha quel punto passarono Holmes e Watson e videro la Scotland Yard commissario Lestrade vicino a quella carrozza abbandonata;
“ Venga Watson, andiamo anche noi”, gli disse Holmes. Watson chiese al commissario cosa fosse successo, ma non ci fu risposta. Holmes vide tutta la carrozza sporca di sangue, ma assenza di cadavere; trovarono però una borsa con dei gioielli, in particolare un diamante di enestimabile valore. L’arma non si trovò, trovarono uno stemma della sua famiglia,
caratterizzato da un leone sulla destra con un rametto di pino e uno scudo sulla sinistra.
A quella descrizione , Holmes si ricordò che quello stemma apparteneva alla casata dei Layonel.
Holmes e Watson si recarono al Palazzo dei Layonel e lì c’era un maggiordomo di corte,Sebastian,
vestito con abito elegante e il papillon.
Holmes e Watson si presentarono:
“ Salve, noi siamo Sherlock Holmes e Dottor Watson, siamo qui per risolvere un caso”;
il maggiordomo rispose stranito gli chiese:
“ di quale caso si sta occupando Signor Holmes?”
“ della sparizione di un diamante rubato alla vittima Sofì Layonel.”
A quel nome Sebastian gli porse una scheda della ragazza:
“ Lady Sofì Layonel nata il 18 Luglio 1866, a Dublino, in Irlanda età 21 anni.”
“ e voi chi siete? “ rispose Sir Antony Layonel interrompendogli con carattere malizioso.
“ Signore, loro sono il detective Holmes e il medico Dottor Watson”rispose il maggiordomo.
“ Avete raccolto delle prove del colpevole?”
“ no, ma ci stiamo lavorando, vero Holmes? ” chiese Watson , vedendo Holmes con la lente per cercare indizi nel Palazzo.
Poi Watson udì un grido di un uomo, accorsero per le scale, e nella stanza del Signor Layonel videro Antony che puntava il coltello insanguinato della vittima precedente,a Sebastian.
“ Siete caduti nella mia trappola”
“ L’hai uccisa tu!” gridò Watson incredulo.
“ Perchè?”
“ perchè?! lei era sempre al centro dell’attenzione, e non potevo più sopportarla e così la uccisi”,
“ e come spiega la sparizione del corpo?” chiese Holmes,
“ e qui dentro casa...” dicendo così si suicidò, e la sua ultima parola fu:
“ Ora la raggiungerò...ora sarò con lei all’inferno...” non riuscì a terminare la frase che morì;
e Holmes aggiunse: “ Caso chiuso”.


                                        THE END


                                                                                                                      BODINIZZO ELENA

mercoledì 9 aprile 2014

Il misterioso caso di Loren
Era il 9 maggio del 1800 e io e Holmes stavamo pendendo il thè come al solito,sdraiati sul divano e Holmes mi disse:
«Watson che noia , è da due settimane che nessuno viene a chiedermi la soluzione di qualche caso»
«Non si preoccupi Holmes arriverà qualcuno»
«Ha ragione Watson»
Dopo circa 40 minuti era arrivato Mrs .Hudson per dirci che c’era un ragazzo che voleva chiedere un parere a Holmes in un caso e lui disse di farlo accomodare. Appena entrato disse:
«Buongiorno»
«Buongiorno, faccia come se fosse a casa vostra. Dunque di cosa si tratta?»
«E’ morta la mia ragazza Loren»
«Per prima cosa parlaci un po’ di te e poi di quello che è successo»
«Si dunque mi chiamo Andrew, ho 20 anni e lavoro come cameriere in un ristorante»
«Allora Andrew lei è per caso un ex criminale?»
«O … sì signore ma ora sono cambiato, comunque, come lo ha capito?»
«Semplice dai capelli lunghi e dallo strano orecchino a perla a destra, classico dei criminali»
«Non so cosa dire ….. »
«Allora mi racconta cosa è successo alla sua ragazza?».
« Si, dunque, era il 5 maggio ed io ero appena arrivato a Londra con il mio cavallo bianco e incontrai questa splendida ragazza al parco, il suo nome era Loren, però era lì con un altro ragazzo, ma era talmente bella che andai da lei e a quanto pare anche lei era interessata a me, allora lasciò il suo ragazzo William per fidanzarsi con me».
«La prego continui, è molto interessante».
«Due giorni dopo cioè il 7 maggio, per essere più precisi. Era il giorno in cui compivano due anni che stavano insieme e Wlliam gli regalò un carillon con la ninna nanna che cantava la madre di Loren ormai morta sette anni fa. Quando Loren disse a William che stava insieme a me fecero una lunga discussione: “Non mi lasciare stiamo talmente bene insieme, no ora non ti amo più.....».
William se ne andò con il cuore infranto, riprendendosi il carillon. Il giorno dopo alle 4.30 di pomeriggio Loren era morta. Da quel momento in poi non so più niente».
«Bhe è una storia molto interessante mi piacerebbe descrivere William?».
«Certo, è altro e magro, capelli e occhi marroni a mandorla e da quando si è lasciato con Loren è diventata una persona antipatica e arrogante»
«Non mi sa dire altro, per esempio se ha qualche passione?».
«Non ne ho idea, ma forse credo che vada a cercare a cricket in via Work Street il sabato sera».
«Grazie, grazie mille ora se ne vada».
« Buonasera, allora».
«Buonasera a lei».
«Watson cosa ne pensa?».
« Potrebbe essere stato chiunque, una persona che voleva qualcosa da lei, non lo so Holmes. Quello che sono è che adesso è ora di cena e la signorina Hudson ci ha preparato il pollo con le patate».
«No, Watson il dovere ci chiama dobbiamo risolvere il caso».
« Ma proprio ora Holmes, è tardi!».
« Si Watson oggi e sabato».
«E allora Holmes cosa c'entra?».
« Allora non è stato attento mio caro Watson. Andrew ha detto che il sabato William va a giocare a cricket».
«Ah... ora ho capito Holmes andiamo».
Ci avviammo lungo questa strada abbandonata, piena di nebbia e trovammo questa porta, entrammo e trovammo questo tipo, come aveva descritto Andrew.
«Mi scusi lei e il signor William?».
«Mi presento sono Sherlock Holmes e sto indagando sul caso della sua ex Loren lei sa qualcosa per caso?».
«Cosa volete da me, io non so niente, andatevene».
« Solo una cosa, dov'era ieri alle cinque del pomeriggio?».
« Non sono affari vostri, ora andatevene».
“ Va bene, ma ci rivedremo molto presto William».
«Holmes pensi che sia stato William?».
«Io credo proprio di sì, Watson. È ovvio, era geloso di Andrew e l'ha uccisa, ora basta trovare le prove».
Andammo dal proprietario in questo posto e chiesi se William fosse stato qui l'8 maggio alle cinque e rispose che era qui alle 5.30, però si era avviato alle cinque da casa.
« Quindi era per strada..... interessante Watson».
Andammo a chiedere nei negozi se avessero visto qualcosa e in effetti si. Allora mi ricordai che William aveva le scarpe sporche di polvere e una macchia di sangue sulla maglia. A questo punto era tutto chiaro: era stato lui. Io e Holmes andammo in Work Street, una strada buia e tenebrosa dove stavano costruendo una casa. Questo voleva dire che li c'era tanta polvere. Arrivati a destinazione vidi un negozio di armi. Entrammo e chiedemmo se giorni fa un ragazzo alto, magro, capelli e occhi marroni fosse andato al di per comprare un'arma e il proprietario rispose:
« Sì certo è venuto qui il 7 maggio per comprare un coltello».
A questo punto chiamammo Andrew per dirgli che forse il colpevole e appena finito di discutere chiamammo la polizia e arrestarono William.
« Grazie Holmes ancora una volta ci ha aiutato a trovare un altro colpevole».
Holmes felice e soddisfatto se ne andò a casa a prendere un'altra tazza di tè.

Maria Assunta Ciliberti


Una strana scomparsa
Era una mattina autunnale e si sentiva il profumo delle foglie bagnate, quando bussò alla porta il Signor Jack Mis un uomo alto e magro, con capelli grigi brizzolati e occhi verdi. La signora Hudson lo fece accomodare nel salone e poi andò a chiamare Sherlock Holmes e Watson dicendo:
‹‹Fuori c’è un uomo che ha bisogno di parlare con voi.››
‹‹Arriviamo subito›› rispose Holmes.
I tre si sedettero nel salone, così Jack cominciò a raccontare ciò che gli era successo due giorni prima:
‹‹Eravamo nel bosco a fare una passeggiata io e mia moglie quando ad un tratto non sentii più la sua mano nella mia. Mi voltai e non vidi nulla così mi misi a cercare fino a sera ma non ci fu ne traccia ne ombra di lei. Questa mattina in città mi hanno detto che lei è un ottimo detective e decisi di venire da lei per cercare di sapere chi è quest’uomo che l’ha rapita!›› disse Jack
‹‹Ehm… come si chiama sua moglie?››
‹‹Si chiama Michel Miscon, occhi azzurri e capelli neri raccolti da uno chignon e quel giorno indossava una giacca nera.››
‹‹Bene presto risolverò questo brutto caso ma adesso andiamo insieme al bosco a cercare tracce sulla donna scomparsa.››
Holmes e Watson si misero l’inverness e si recarono nel bosco dove un cane con il suo fiuto formidabile aveva visto tutta la scena del rapimento. Lui li accompagnò fino alla porta d’entrata di questa buia grotta. Da lì non uscì e non entrò nessuno così rimasero fino alla serra per vedere e sentire ciò che succedeva lì dentro.Alle 23:00 si sentirono voci di una donna che urlava perché voleva uscire fuori. Holmes intuì subito che questa donna era Michel Miscon, la donna che stavano cercando, e che derivava da una ricca famiglia e chi l’aveva rapita era un uomo malvagio.Piu tardi si sentirono anche voci di un uomo che la minacciava dicendo:
‹‹Se io non avrò i soldi della tua famiglia, tu non uscirai da qui dentro.››
Poi tornarono a casa e l’indomani si recarono di nuovo in foresta. Quella mattina si sentivano solo voci della donna disperata. Così il marito la chiamò da fuori alla grotta e disse:
‹‹Michel sei sola lì dentro?››
‹‹Si Jack››
‹‹Allora adesso cerchiamo di farti uscire››
‹‹Si grazie ma non sei solo?››
‹‹No, sono con il detective Holmes e il suo assistente Watson.››
‹‹Ok ma l’accesso alla grotta è bloccato!››
‹‹Il detective Holmes conosce un modo per sbloccarla.››
La grotta si aprì e Michel e Jack si poterono riabbracciare. Quando il criminale tornò e trovò la grotta aperta si arrabbiò molto, poi con l’aiuto della polizia riuscirono a mettere in prigione quest’uomo pericoloso!
La stella scomparsa
Era un nebbioso, cupo e freddo pomeriggio di dicembre a Londra nel 1895. Nella strada 221 B di
Beker Street io e Holmes stavamo bevendo un te nello studio.
Discutevamo sui casi risolti e sul freddo artico che c’era, perché Mrs Hudson non accendeva ancora
il camino. Quando lei entrò pensavamo che era venuta finalmente ad accendere il camino, invece ci
avvertì che era arrivato un nuovo cliente. Lo aveva descritto come uno con gli occhi a palla, un naso
come il becco di un’aquila e le orecchie molto grandi. Quando entrò le descrizioni di Mrs Hudson
erano perfette. Inoltre era alto e robusto con abiti eleganti e capelli brizzolati. Quando sedette sulla
poltrona ci disse disperato:
 « Signor Holmes, mio fratello è scomparso! E’ scomparso Jacob Albert!»
« Quale, il famoso sindaco?»
« Sì, sì non lo vedo da sei giorni»
« Con calma, con calma. Fatemi pensare. Lei non è londinese, ha camminato molto per non
sporcarsi di fango in calesse, ma ha camminato in un prato, per un lungo tragitto di sera. Lei non è
ricco anche se i suoi vestiti la contraddicono e , inoltre, si è preparato con calma.»
« Come fa lei a saperlo?»
Ecco che il mio amico stava ancora una per volta per stupirmi con le sue perfette deduzioni.
« Elementare. Lei non è londinese perché quella rivista non è pubblicata a Londra, ha camminato un
lungo tragitto perché ha un lieve rossore sul viso e le scarpe sono un po’ consumate, ha camminato
in un prato perché c’è dell’erbetta e di sera perché ha ancora della rugiada sui filetti d’erba. Non
è ricco perché i suoi vestiti sono piuttosto vecchi ma solo ad occhi di un professionista, quindi
presumo che lei abbia i vestiti di suo padre, inoltre, si è preparato lentamente perché è riuscito
addirittura a comprare una rivista, infatti la data è riferita ad oggi. Oh, mi scusi, torniamo a noi. Lei
si chiama ...»
« John, John Albert. La prego, ritrovi mio fratello, sono disperato!»
« Sì, sì. Non si preoccupi.»
« Quanto le devo?»
« Niente. Per me è un divertimento indagare.»
Così vidi quell’uomo andarsene.
Era ora di cena quando Holmes disse che dovevamo andare dall’altro fratello. Visto che John non
ne aveva parlato, Holmes ne aveva dedotto la somiglianza, il cognome ma non il fisico. Così, per
capirci qualcosa in più dovevo seguire le indagini e abbandonare il succulento pollo al curry di Mrs
Hudson.
Avevo notato che Holmes aveva una rivista tra le mani e, non avendo comprato niente, gli chiesi:
« Come ha quella rivista Holmes?»
« L’ho presa “ in prestito “ da John. Mi sono accorto che la rivista del paese del sindaco parlava di
tutto tranne che della morte del sindaco.»
« E allora?»
« Non saprei. E’ molto strano che non abbia comprato la rivista che parlava del fratello.»
« Forse per non ricordarsi di quello che è successo al fratello.»
« Può essere.»
Quando siamo arrivati ci ha aperto un uomo alto e molto robusto. aveva degli occhi di cristallo e
una folta barba
Holmes chiese:
« Lei sa qualcosa della scomparsa di suo fratello?»
« Sì. Però niente di particolare. So solo che è scomparso.»
« Mi dica dell’infanzia.»
« Eravamo fratelli tranquilli. Perdonava facilmente tutti e due. Giocavamo spesso alle cacce al
tesoro con acronimi. John era sempre educato però era invidioso di me e Jacob perché eravamo più
grandi e spesso, quando mancavo io, Jacob prendeva il posto di comando.»
« Lei si chiama...»
«Jeorge Albert.»
Così io e Holmes siamo tornati a casa.
Holmes suonò il violino tutta la notte. Quando mi alzai Holmes disse:
« Non sei ancora pronto? Dobbiamo andare in comune aWeimar.»
Non mangiai neanche una briciola e andammo in calesse fino a Weimar.
Arrivati ci precipitammo in comune. Io ero meravigliato dalla bellezza del comune e la segretaria ci
accolse.
Holmes le chiese:
« Sa se il sindaco aveva brutti rapporti con una persona in particolare?»
« No, anche se lui combatte il crimine da anni ma non con una persona in particolare.»
« Sa se ha qualcosa in sospeso o qualcosa che tutti vorrebbero?»
« Sì il suo onore di certo e la sua magnifica stella per aver catturato i maggiori criminali. E’ proprio
lì.»
« Possiamo entrare nello studio?»
« Ma certo.»
Quando entrammo mi si erano illuminati gli occhi: era bello, composto e pulito.
Holmes scartabellò nei cassetti ma non trovò niente di interessante.
Mentre tornavamo, al mio caro amico venne una brillante idea: quella di andare a casa del sindaco.
Io però gli dissi:
« Holmes, possiamo prima mangiare, e poi ritornare?»
« Certo.»
Dopo mangiato tornammo a Weimar.
La casa del sindaco non era in centro. La signora Albert ci accolse con un caldo thè. Aveva una
bella acconciatura elegante. Ci chiese:
« Come mai questa visita?»
« Stiamo indagando sulla scomparsa di suo marito. Lei sa qualcosa che ci può servire?»
« Una cosa c’è. Il giorno prima che scomparisse mi aveva detto che doveva fare una commissione
importante.»
« Quale! Mi dica quale, è molto importante!»
« Non me lo disse. So solo che doveva andare da suo fratello e non si portò neanche un penny.»
« Possiamo esaminare la casa?»
« Sì sì.»
Holmes disse di vedere nelle camere. Era tutto in regola, anche elegante. Ad un certo punto Holmes
urlò:
« Watson venga subito?»
Il mio amico trovò un’orma di una stella.
« Sarà il trofeo stella.»
« Lo avrebbe mai donato?»
« No era l’unico bene a cui teneva.»
« Si spieghi meglio.»
« Lui non amava i soldi ma solo la sua stella d’oro.»
« Grazie per le informazioni.»
Così ce ne eravamo andati con degli indizi importanti ma anche in collegabili tra loro.
Dopo qualche minuto sentimmo un banditore che diceva:
« Grande botto nel nostro giornale! Jacob Albert trovato nel Tamigi!»
« Una copia grazie.»
Così Holmes decise di correre all’obitorio di Londra.
Quando siamo arrivati a destinazione esaminammo il corpo e Holmes trovò una lettera che chiedeva
un prestito e un’altra con un acronimo.
Quando Holmes ed io siamo tornati in studio Holmes disse:
« Ci vorranno quattro pipe.»
Dopo un’oretta e mezza vidi una camera a gas, una pianura con la nebbia invalicabile.
« Perbacco Holmes, lei oggi ha superato il record!»
« Dobbiamo andare a casa di John Albert.»
Arrivati a casa di John Albert, Holmes si travestì da vecchietta con la scusa di prendere il thè.
John Albert “ la“ accolse e mentre andava a prendere il thè Holmes scoprì la stella rubata e infatti
mancava una punta come quella ritrovata nel cranio del sindaco. Allora John uscì con una pistola
di grosso calibro. Sì io ero impotente: se mi fossi mosso la vita di quel bel uomo sarebbe sparita nel
nulla. Holmes sfruttando la vicinanza della pistola la girò, prese il braccio di John e glielo spezzò.
Lo fece confessare:
« Ero geloso di lui.»
Io chiesi ad Holmes come avesse fatto a scoprirlo e lui mi disse:
« Jacob giocava con acronimi, e l’acronimo ritrovato diceva di andare a casa sua. C’era un prestito
ma lui non lo voleva dare a John. Sono riuscito a scoprirlo perché la moglie disse che suo marito era
andato da uno dei suoi fratelli però senza soldi quindi non usò nessun mezzo e poi quando venne
aveva ancora una puntina d’oro nella tasca e la rivista non parlava di suo fratello quindi lo odiava e
le espressioni, ora che ci penso, non erano di un disperato.»
Così io ed Holmes andammo ad un concerto. La vita del sindaco fu stroncata ma il suo assassino fu
consegnato alla giustizia.
 Giuseppe Garofalo
L’ uomo senza volto
Durante una giornata d’inverno, Sherlock e John erano nel loro studio. Ad un certo punto bussò la signora Hudson:« C’è una signorina che ha bisogno del suo aiuto.»
Entrò una magnifica ragazza, minuta con occhi azzurri, ma avevo uno sguardo triste. Si aggiustò subito i capelli, scombinati a causa del forte vento gelido d’inverno, da questo gesto si capiva che teneva alla sua immagine.
 Si accomodò alla poltrona e iniziò a parlare:« Buona sera signor Holmes, io mi chiamo Felicia Smith. Le chiedo aiuto perché circa una settimana fa, sono stati uccisi i miei genitori e questa notte ho visto dietro la finestra un uomo, ma senza volto. Quando ne parlo mi vengono ancora i brividi.»
Si fermò un attimo e poi ricominciò:« Mio padre non era un uomo violento, anzi tutt’altra cosa, era molto socievole. Ebbe una storia con la nostra serva, Anna, ma poi mia mamma iniziò a sospettare qualcosa, quindi la lasciò. Dopo trovò marito ed ebbe due figli.
Mio zio Marley, è un uomo molto avido, e per questo odiava a morte mio padre, perché ereditò tutte le terre di famiglia, ma poi ebbe un grandissimo successo come commerciante di spezie tra India e Gran Bretagna. Ha un negozio in Brigt Star Street.
Il suo più grande amico era Ben Chayn, ma morì un anno fa in un brutto incendio. Coinvolse anche la nostra famiglia ma per fortuna noi ci salvammo. Era un uomo colto, appassionato di stampe antiche.»
Sherlock ringraziò la ragazza e se ne andò.
«Watson di corsa a Brigt Star Street!»
«Subito!»
 Arrivarono al negozio. C’era solo un giovane ragazzo.
«Non c’è il signor Marley?» Chiese Sherlock.
«No mi dispiace è in viaggio da circa un mese, per l’India per questioni di lavoro.»
Ritornarono a casa.
«Watson, le consiglio di mettersi l’inverness. Dobbiamo andare alla villa della famiglia Smith.»
Era una villa lontana dal centro di Londra. Sorgeva tra le siepi dalle forme più svariate. Era ricoperta di edere, le sue foglie erano di un verde brillante, ma nascondeva una storia a dir poco terrificante.
Sherlock si accorse che i rametti sotto la finestra di Felicia e quelli della camera da letto, erano rovinati.
Li accolse la signora Anna. Era una donna corpulenta con occhi azzurri e capelli castani. Felicia poi li accompagnò verso la camera del delitto, era tutto rimasto come quella notte. John si affacciò alla finestra, su un albero c’era un pezzo di stoffa, lo notò anche Sherlock.
Dopo un po’ ritornarono a casa.
«Watson, non mi disturbi per circa due ore, è un caso molto intricato.»
Iniziò a frugare tra i suoi giornali e trovò un articolo intitolato “Incendio devastante distrugge la casa in Kensington Higt Street, uccidendo Ben Chayn e tutta la sua famiglia.” Parlava proprio dell’incendio che coinvolse la famiglia Smith. Diceva che il corpo di Ben Chayn non era stato trovato. Possibile? Dopo circa due ore Sherlock uscì dallo studio e chiamò John. Andarono in libreria. Il detective tirò fuori, dal suo pesante giaccone, la lente d’ingrandimento. Osservò gli scaffali, tra le penne e gli inchiostri, il bancone. Qui trovò una ricevuta su cui c’era scritto “Veduta di campagna nello Yorkshire acquistata il 19/11/1889 da Simon Chayn in una libreria.”
Poi andarono all’anagrafe e in fine all’ospedale. Qui Sherlock prese il registro e controllò gli appuntamenti. Ritornati a casa Sherlock disse a John di scrivere un biglietto a Felicia per dirle di venire a casa per proteggersi dall’assassino. La mattina dopo venne Felicia.
Il pomeriggio ritornarono al Gordon Hospital. Sherlock chiese all’infermiera dove si trovava Simon Chayn.
Entrò nella stanza e disse:« Oh! Sto vedendo il fantasma di Ben Chayn!»
Egli prese il coltello ma Sherlock ebbe la meglio e lo fece arrestare.
Durante il tragitto di ritorno a casa John chiese a Sherlock:« Come ha fatto a capire che Ben non era morto e che fosse l’assassino?»
«Beh… affermo che il caso era abbastanza intricato.
Il giornale che avevo letto  diceva che non era stato trovato il corpo di Ben Chayn, quindi, forse, si era salvato ed era scappato.
Felicia disse che Ben era appassionato di stampe antiche, quindi qualcuna la doveva comprare. Le dico, Watson, che siamo stati fortunati; perché aveva acquistato una stampa pochi giorni fa.
Poi doveva avere delle ustioni e si doveva curare. Sul registro c’era scritto “Simon Chayn per un cambio di benda per ustione di 2° grado il 20/11/1889” e continua “Prossimo appuntamento il 21/11/1889” cioè oggi. Ammetto che ero confuso col nome, Felicia e l’articolo di giornale dicevano Ben Chayn, invece il registro dell’ospedale, dicevano Simon Chayn. Nel registro dell’anagrafe c’era scritto che il presunto morto si chiamava Ben Simon Chayn. E da lì capii tutto.»
«Ma il movente?»
«Odio verso la famiglia Smith. Perché la sua fu vittima dell’incendio invece la famiglia Smith si salvò. Ah! Dimenticavo, anche il pezzo di stoffa sull’albero. Mentre scendeva dalla scala, usata per arrivare nella stanza, la benda s’impigliò su un ramo d’albero. E fece anche un bello scherzetto a Felicia.»