mercoledì 28 maggio 2014

La sorpresa nel mistero

Io e il mio caro amico Holmes, nello studio, stiamo decidendo il luogo della nostra vacanza.
Stiamo facendo le valigie e come al solito:
« Holmes, che ne dite di andare in Sud Africa?»
« Già stiamo facendo una vacanza e, come sai, non è di mio gradimento, poi mi chiedi di andare in un posto con elevatissime temperature. Allora vuole proprio che le dica di no. Se proprio dobbiamo andare in vacanza, preferisco un luogo abbastanza acculturato e non troppo caldo.»
« L’Italia quindi.»
« Sì, può andar bene dal punto di vista culturale, però non in un posto eccessivamente caldo o freddo.»
« O.K., va bene Napoli?»
« Sì, sì, va bene, però...»
« Dai Holmes, non è tanto caldo quanto in Sicilia, la mia destinazione l’ho cambiata a causa delle sue esigenze!»
« Se è così, va molto bene.»
Così con il traghetto ci incamminammo in Francia, poi con il treno fino ad arrivare a Napoli.
Del treno prendemmo la numero centodiciotto, era grande e di lusso ( per il mio amico dato l’arredamento) però a me sembrava una normale cabina. Parlavamo di quanto tempo saremmo stati a Napoli e decidemmo due settimane. Holmes parlò della nostalgia dei casi, che non arrivavano più come prima. Io, invece, parlavo della rinomata cucina italiana, e che non vedevo l’ora di mangiare la famosa pizza napoletana e Holmes che sbruffava perché lui non è di buon appetito e disse che se lo aspettava che io parlassi di argomenti culinari.
All’incirca dopo tre ore siamo arrivati a destinazione: Napoli. Una città molto acculturata. Andammo nell’albergo più vicino e chiedemmo una stanza. Ci voleva dare la tredici ma poiché porta sfortuna dalle nostre parti, ci diede la seicentoquindici. Era una camera molto grande con due letti separati, due finestre, una moquette che costituiva il pavimento e una scrivania. Dopo un’ora io dissi:
« Perché non andiamo in spiaggia?»
« Per fare cosa?»
« Un bagno in mare.»
Così andammo alla spiaggia. Era il 19 Maggio 1900, il nostro primo bagno in mare. L’acqua era limpidissima e si vedeva benissimo il fondale e la sabbia era candida. C’era molta gente in spiaggia e ci divertimmo un mondo. Poi siamo andati al ristorante e chiesi a Holmes:
« Come facciamo?»
« Parliamo.»
E il cameriere chiese:
« Cosa volete?» e Holmes:
« Due pizze Margherita per cortesia.»
Mi meravigliai perché il mio amico aveva appena parlato perfettamente in italiano.
Ripresomi dallo stupore dissi:
« Buona la pizza!»
« E’ ottima direi. Così è questa la famosa pizza napoletana, dicono che l’hanno inventata qui.»
« Però ci sono costate ventimila lire tutte e due.»
« Ma ne è valsa la pena.»
Tornammo dalla pizzeria e quando entrando varcammo la soglia del portone disse la donna alla reception:
« L’aspetta un ospite in camera.»
Questa donna era alta e robusta, capelli lunghi e biondi, con occhi di prato primaverile e un viso rotondeggiante.
Entrati in camera ci trovammo davanti una donna di corporatura normale, capelli corti e un po’ grossa. Una volta accomodati tirò fuori una mappa e in quell’istante le si illuminarono gli occhi azzurri.
« Come si chiama?» disse Holmes.
« Lucrezia De Curtis.»
« Cosa la spinta a venire qui?»
«Un caso molto interessante...»
« No, Holmes è in vacanza!»
A quel punto Holmes mi guardò con uno sguardo molto serio e arrabbiato.
« No, dica, qual è il caso?»
« Vede,  questa mappa è una mappa che porta in questo punto, solo che al posto di un pozzo c’è un casolare e non corrisponde alla realtà.»
« Bene, è interessante.»
« Quanto le devo?»
« Quanto ha?» Mentre lei tirava fuori un bel gruzzolo.
« Centoventimilalire.»
« Si può fare.»
« Quando viene?»
« Domani nel primo pomeriggio.»
« Buon pomeriggio.»
Così se ne andò ed io e Holmes siamo rimasti soli:
« Però Holmes, era una vacanza!»
« Bè, al caso non si rinuncia mai!»
Così passammo tutto il giorno a discutere e arrabbiarci fino a cena.
Mi svegliai alle dodici e trenta mentre Holmes dalle otto. Mi svegliai così tardi perché era vacanza. Arrivarono le quindici e trenta e andammo a casa De Curtis. Ci accolse con del caffè super amaro ma per cortesia lo dovemmo bere. La casa era immensa: aveva un valorosissimo set di mobili antichi con una stima di un milione di sterline! Ci fece fare prima il giro della casa, poi iniziammo il caso. Ci volle una mezzoretta per arrivare al punto di non ritorno. Holmes chiese inizialmente il perché e Lucrezia rispose che era pura curiosità avendo ricevuto la mappa in eredità insieme a quella splendida villa. Nel punto della mappa bisognava fare quindici passi a nord ma lì c’era un casolare vecchio con molti strumenti. Continuammo le indicazioni della mappa e non ci ritrovammo più. Così tornammo indietro per pensare e Holmes fumò ben due pipe. Poi tirò la sua conclusione:
« Questo casolare è nato dopo.»
« E perché?»
« E’ semplice, se no questo casolare non sarebbe ancora qui, se ci fosse da sempre dovrebbe essere ultrasecolare e questo casolare, essendo fatto con materiali scadenti e progettato alla bene meglio, non sarebbe ancora in piedi. Quindi qualcuno ha depistato le tracce.»
« E chi?»
« Questo non lo so.»
Così Holmes si mise girare con lo sguardo verso terra intorno al casolare. Ad un certo punto mi chiamò e mi fece vedere che c’era un lucchetto. Mi fece prendere un piccone e chiesi perché io, e lui mi rispose:
« Non voglio perdere più sudore di quanto ne perdo in Inghilterra, d'altronde non sono voluto andare io in vacanza.»
Ruppi il lucchetto e scoprimmo che c’era una botola sotto un grande mattone. Portava ad un seminterrato e subito dopo a un pozzo. Dentro c’era un morto! Che spavento enorme, l’avevo preso e di colpo si stacco l’indice, e lo lanciai dall’orrore. Analizzammo il corpo e trovammo una spilla stretta nel palmo con incise delle iniziali: M.B. . Non eravamo sicuri se fossero appartenenti al morto o all’assassino. Così  portammo lì la polizia e ci hanno informato che si chiamava Luigi De Curtis, fratello di Lucrezia De Curtis.
« E’ tuo fratello!» le dicemmo.
« Sì!»
« Quindi la spilla potrebbe indicarci l’assassino.» asserì Holmes con sguardo cupo.
A questo punto Holmes già sapeva che la mappa e quindi l’eredità erano state corrotte e quindi non cera motivo di continuare. Tornati in albergo Holmes fu afflitto: era finito il tabacco. Cercò in vano del tabacco, ma fu costretto a comprare dei sigari. Comunque Holmes mi disse che era un caso molto difficile e chiedemmo alla polizia tutto l’aiuto possibile e il permesso di arrestare persone dopo l’interrogatorio.
Tre giorni dopo Lucrezia ci fece conoscere il suo futuro marito Marco Balzaretti. Era troppo facile incolparlo solo per le iniziali, quindi Holmes dovette aspettare una settimana per parlarci seriamente. Comunque questo Marco era un ricco impresario di barche lussuose e aveva il pontile più rinomato di Napoli.
« Lei è il famoso Marco Balzaretti?»
« Sì, il famoso Marco Balzaretti. Un giorno di questi vi inviterò a casa mia.»
« Ma certo.»
Holmes fece cadere una moneta e gli prese svelto dei contratti dalla tasca della giacca e poi ce ne andammo.
Holmes, con il suo atto rubò dei contratti con la banca. Dicono che aveva investito un grande smeraldo da mille carati e ne guadagnò miliardi di lire. Questo suo rinomato pontile risale a tre mesi fa. Quindi recente. Dopo un paio di giorni venimmo invitati a casa di Marco e parlammo di Napoli. Il mio amico riconsegnò i contratti con la scusa di averli trovati per terra.
« Queste sono le tue pratiche.»
« Grazie sono di vitale importanza.»
Passammo tutto il tempo a discutere di Italia e Napoli.
Indagò ancora Holmes ma non trovò niente. Alla fine vide un biglietto con su scritto il nome Luigi  e con mano lesta glielo rubò.
In albergo lesse il biglietto che diceva: Luigi ci incontriamo alle sedici e trenta a casa tua per cercare l’eredità.
Il ricco Balzaretti era così incriminato però non c’erano prove valide per arrestarlo così andammo a casa sua per interrogarlo.
« Buon pomeriggio, possiamo parlarle?»
« Certo.»
« Cosa pensa della morte di Luigi De Curtis?»
« Beh, è una buona cosa che sia morto e non fintamente disperso per non sprecare comunque energie in false speranze. Poi non può essersi mai suicidato perché era una persona serena, non l’avrebbe mai fatto. Lo conoscevo benissimo.»
« Allora ha qualche ipotesi?»
« Sì. Può essere caduto nel pozzo accidentalmente o può esser stato ucciso.»
« E se fosse stato ucciso, secondo lei, chi può esser mai stato?» incalzai io.
« Non saprei.»
« E’ sua questa spilla?» tuonò Holmes.
« Sì?»
« Ci sono voci che è stato lei ad uccidere Luigi De Curtis!»
« Ma no, perché l’avrei mai fatto?»
« Perche conosceva della sua eredità e sapeva che se non fosse stata sua, sarebbe andata a Lucrezia e allora l’ha rubata! Poi l’ha venduta in banca tre mesi fa e ha guadagnato una immensa quantità di denaro e non contento di ciò ha voluto conquistare pure Lucrezia.»
« Cosa volete da me, lo conoscevo appena!»
« Lei si è contraddetto!» ribattei prontamente io.
Allora Marco scappò via e noi lo inseguimmo fino ad arrivare in un vicolo cieco.
Cacciò una pistola e disse:
« Fermi o vi ucciderò tutti e due senza pietà!»
« Butta quella pistola.» gli intimai.
Bè, in questo momento mi sa che il buon senso non servirà.
« Senti, non provocarmi.»
A quel punto Holmes accese un sigaro e fumò un po’ sotto tiro di Marco e poi fece l’impossibile: lanciò a mo’ di giavellotto il sigaro e lo colpì dal verso incandescente nell’occhio, gli prese il polso e torcendolo glielo slogò.
Finì così un’altra impavida avventura. Holmes mi chiese:
« Non vuoi sapere come ho fatto?»
« No, lo scoprirò da solo questa volta. Con tutte le volte che ti sono stato affianco, ho imparato molto.»
« Ti sfido.»
Tornammo a casa e ho scritto sul mio inseparabile taccuino la storia che vi ho raccontato.

            


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