martedì 27 maggio 2014

La collana di diamanti
Era una giornata di fine inverno, anche se c'era il sole l'aria era fredda. Il mio amico, come al solito, era immerso tra i suoi giornali. Ad un certo punto ruppe quel silenzio tombale che si era formato, dicendomi :« Senta che fortuna: “Diamante da 10 carati ritrovato a Malley Street". Non le sembra un pò troppo strano, bisognerebbe avere un occhio molto acuto per riuscire a vedere una pietra così piccola e poi nella completa spensieratezza di quando si cammina!»
«Già, credo che sia un pó difficile.»
«Sa, ragionandoci bene, il posto in cui è stato trovato é uno di quei luoghi malfamati di Londra!»
«Io andrei a dare un'occhiata, che ne dice?»
«Si, forse troveremo qualcosa di interessante!»
Era da un pó di tempo che non succedeva qualcosa di così curioso e strano, forse l'ultima volta che abbiamo avuto a che fare con pietre preziose e faccende così insolite è stato "Il rubino azzurro". Appena arrivati chiedemmo a qualche passante se sapesse qualcosa sull'accaduto. Nessuno ci seppe rispondere tranne un donna, Milly Stevenson. Ci disse che il fortunato era Kevin Loosen, un gioielliere che aveva il suo negozio vicino alla sua pasticceria in Washington Street.
Dopo qualche giorno nella prima pagina del Times c’era scritto “Un secondo diamante trovato in Moscow Street”. Il mio amico iniziava ad insospettirsi. Mi disse di scrivere una lettere alla donna che avevamo incontrato. La mattina dopo bussò alla parta del nostro studio la signora Hudson accompagnata dalla signorina Milly Stevenson. La feci accomodare sulla poltrona e iniziammo a parlare: «Grazie per essere venuta da noi. Ora si chiederà il perché di questo invito. Beh vorremmo capire di più sulla vita del signor Kevin Loosen.»
«Il signor Loosen è un gentiluomo, non c’è che dire, ma è altamente vendicativo.»
La signorina Stevenson era una ragazza molto giovane, con occhi castani e capelli molto lunghi di un color rossastro. Indossava un vestito sul blu scuro e un cappello molto elegante. Con sè aveva anche un ombrello per proteggersi dal sole, infatti la sua pelle era molto chiara e delicata.
«Ci può parlare del lavoro del signor Loosen?»
«Egli non ama il suo lavoro, desiderava diventare medico, ma a causa di suo padre diventò gioielliere. Devo dire, però che è bravissimo nel suo lavoro, ha un occhio acutissimo.  Mi ricordo che una volta venne la Contessa Forter nella sua gioielleria, al tempo di quando gli affari iniziavano ad andare male. La contessa gli chiese di farle una collana tempestata di diamanti in oro bianco. Era entusiasta di questo lavoro perché poteva guadagnare qualcosa in più del solito e riuscì a finire la collana solo in poche settimane, e le posso dire che era la collana più bella che avessi mai visto. Ma qualche giorno fa lo vidi su tutte le furie, credevo che forse alla contessa non le era piaciuto il gioiello, ma credo che sia impossibile era di una bellezza straordinaria.»
Il mio amico non parlò più, da qui capii che aveva intuito qualcosa e che quindi lo dovevamo lasciare in pace. Ringraziai la signora Stevenson e la feci accompagnare alla porta dalla signora Hudson.
Ritornai nello studio. Scherlock era immobile e con gli occhi chiusi. Mi sedetti alla poltrona e presi sonno. Dopo circa mezz’ora mi risvegliai e vidi il mio amico in piedi davanti alla mappa di Londra che avevamo nella stanza. Ad un certo punto mi disse: «Dobbiamo andare a Krew Street in fretta!»
Prendemmo il calesse e arrivati lì ci sedemmo su una panchina ed aspettammo. Non capii che cosa potesse girare nella testa di quell’uomo. Che cosa facciamo qui seduti ad aspettare un qualcuno o un qualcosa. Pensai. Ad un certo punto Scherlock mi fece un cenno indicandomi un piccolo vicolo. Aguzzai la vista e vidi il signor Loosen che poggiava qualcosa per terra attento a non farsi vedere. Che cosa faceva il signor Loosen lì? Ritornammo a casa.
Il pomeriggio seguente eravamo seduti davanti al camino. Il mio amico leggeva come sempre il giornale mentre io un libro di medicina. D’un tratto Scherlock iniziò a ridere. Feci finta di niente, perché sapevo che se gli avessi chiesto il motivo della sua risata, non mi avrebbe risposto. La sera tardi andammo a Pafer Street, la via in cui si trovava il negozio del signor Loosen. Scherlock si affacciò alla vetrina della gioielleria guardando attentamente l’interno, dopodiché ritornammo subito a casa.
Il giorno dopo, nel primo pomeriggio, andammo all’hotel Diamond, entrammo e il mio amico chiese dove si trovasse la camera della Contessa Forter. Salimmo al quinto piano e ci fermammo d’avanti alla camera 367. Scherlock appoggiò l’orecchio alla porta e mi disse: «Mi aiuti a sfondare questa porta!»
Non gli chiesi il perché, se dovevamo fare qualcosa di così estremo ci doveva essere un motivo valido e sembrava anche abbastanza importante. Sfondammo la porta e trovammo il signor Loosen davanti ad un portagioie con in mano una collana di oro bianco tempestata di diamanti. Il mio amico disse: «La collana non appartiene a te!»
Il signor Loosen rispose disperato: «Questa collana è mia perché non mi è stata pagata!»
«Come non le è stata pagata?»
«Sì, la contessa mi ha truffato. Lei mi doveva 3500£, ma mi pagò con un assegno falso e come un bambino me ne accorsi solo una settimana fa. La prego signor Holmes non lo dica alla polizia altrimenti sono rovinato!»
«Non dirò niente alla polizia ma lei lasci quella collana e se ne vada!»
Durante il tragitto di ritorno in calesse chiesi al mio amico: «Come ha fatto a capire che voleva rubare la collana il signor Loosen?»
«Innanzitutto mi sembrava strano che nell’arco di una settimana venissero ritrovati tre diamanti da 10 carati, chi poteva essere così stupido e ingenuo da perderli, doveva essere fatto di proposito e soprattutto bisognava possederli, e chi può avere più diamanti di un gioielliere!
Segnai sulla mappa i luoghi dove erano stati trovati i primi due diamanti e formavano una linea obliqua, quindi intuii dove potesse essere trovato il terzo, cioè in Krew Street dove abbiamo visto il signor Loosen mettere un oggetto per terra, quello era un diamante, infatti il giorno dopo il titolo del Times era:” Trovato un terzo diamante in Krew Street”. Indovini chi lo trovò? Il signor Loosen.»
«Perché andammo al suo negozio?»

« La faccenda della collana non la capii tanto all’inizio, ma dopo ci arrivai. Il signor Loosen era su tutte le furie quel giorno che lo vide la signora Stevenson, non perché alla contessa non piacesse la collana ma perché si era accorto che l’assegno era falso, allora architettò il suo piano. Arrivato a “trovare” il terzo diamante doveva fare il colpo finale. Quindi andammo al negozio per vedere quando doveva andare all’hotel Diamond. Sul tavolo da lavoro del signor Loosen c’erano i suoi occhiali, un orologio e a fianco tutti gli attrezzi. Questo doveva significare che stava lavorando alla riparazione di quell’orologio e, dalla descrizione della signorina Stevenson il signor Loosen era diligente al suo lavoro, così non poteva compiere il furto la mattina perché doveva riparare l’orologio e quindi l’avrebbe fatto nel primo pomeriggio.»

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