La
collana di diamanti
Era una
giornata di fine inverno, anche se c'era il sole l'aria era fredda. Il mio
amico, come al solito, era immerso tra i suoi giornali. Ad un certo punto ruppe
quel silenzio tombale che si era formato, dicendomi :« Senta che fortuna: “Diamante
da 10 carati ritrovato a Malley Street". Non le sembra un pò troppo strano, bisognerebbe
avere un occhio molto acuto per riuscire a vedere una pietra così piccola e poi nella completa
spensieratezza di quando si cammina!»
«Già,
credo che sia un pó difficile.»
«Sa,
ragionandoci bene, il posto in cui è stato trovato é uno di quei luoghi malfamati di Londra!»
«Io
andrei a dare un'occhiata, che ne dice?»
«Si,
forse troveremo qualcosa di interessante!»
Era da
un pó di tempo che
non succedeva qualcosa di così curioso e strano, forse l'ultima volta che abbiamo avuto
a che fare con pietre preziose e faccende così insolite è stato "Il rubino
azzurro". Appena arrivati chiedemmo a qualche passante se sapesse qualcosa
sull'accaduto. Nessuno ci seppe rispondere tranne un donna, Milly Stevenson. Ci
disse che il fortunato era Kevin Loosen, un gioielliere che aveva il suo
negozio vicino alla sua pasticceria in Washington Street.
Dopo
qualche giorno nella prima pagina del Times c’era scritto “Un secondo diamante
trovato in Moscow Street”. Il mio amico iniziava ad insospettirsi. Mi disse di
scrivere una lettere alla donna che avevamo incontrato. La mattina dopo bussò
alla parta del nostro studio la signora Hudson accompagnata dalla signorina
Milly Stevenson. La feci accomodare sulla poltrona e iniziammo a parlare: «Grazie
per essere venuta da noi. Ora si chiederà il perché di questo invito. Beh
vorremmo capire di più sulla vita del signor Kevin Loosen.»
«Il
signor Loosen è un gentiluomo, non c’è che dire, ma è altamente vendicativo.»
La
signorina Stevenson era una ragazza molto giovane, con occhi castani e capelli
molto lunghi di un color rossastro. Indossava un vestito sul blu scuro e un
cappello molto elegante. Con sè aveva anche un ombrello per proteggersi dal sole,
infatti la sua pelle era molto chiara e delicata.
«Ci può
parlare del lavoro del signor Loosen?»
«Egli
non ama il suo lavoro, desiderava diventare medico, ma a causa di suo padre
diventò gioielliere. Devo dire, però che è bravissimo nel suo lavoro, ha un
occhio acutissimo. Mi ricordo che una
volta venne la Contessa Forter nella sua gioielleria, al tempo di quando gli
affari iniziavano ad andare male. La contessa gli chiese di farle una collana
tempestata di diamanti in oro bianco. Era entusiasta di questo lavoro perché
poteva guadagnare qualcosa in più del solito e riuscì a finire la collana solo
in poche settimane, e le posso dire che era la collana più bella che avessi mai
visto. Ma qualche giorno fa lo vidi su tutte le furie, credevo che forse alla contessa
non le era piaciuto il gioiello, ma credo che sia impossibile era di una
bellezza straordinaria.»
Il mio
amico non parlò più, da qui capii che aveva intuito qualcosa e che quindi lo
dovevamo lasciare in pace. Ringraziai la signora Stevenson e la feci
accompagnare alla porta dalla signora Hudson.
Ritornai
nello studio. Scherlock era immobile e con gli occhi chiusi. Mi sedetti alla
poltrona e presi sonno. Dopo circa mezz’ora mi risvegliai e vidi il mio amico
in piedi davanti alla mappa di Londra che avevamo nella stanza. Ad un certo
punto mi disse: «Dobbiamo andare a Krew Street in fretta!»
Prendemmo
il calesse e arrivati lì ci sedemmo su una panchina ed aspettammo. Non capii
che cosa potesse girare nella testa di quell’uomo. Che cosa facciamo qui seduti
ad aspettare un qualcuno o un qualcosa. Pensai. Ad un certo punto Scherlock mi
fece un cenno indicandomi un piccolo vicolo. Aguzzai la vista e vidi il signor
Loosen che poggiava qualcosa per terra attento a non farsi vedere. Che cosa
faceva il signor Loosen lì? Ritornammo a casa.
Il pomeriggio
seguente eravamo seduti davanti al camino. Il mio amico leggeva come sempre il
giornale mentre io un libro di medicina. D’un tratto Scherlock iniziò a ridere.
Feci finta di niente, perché sapevo che se gli avessi chiesto il motivo della
sua risata, non mi avrebbe risposto. La sera tardi andammo a Pafer Street, la
via in cui si trovava il negozio del signor Loosen. Scherlock si affacciò alla
vetrina della gioielleria guardando attentamente l’interno, dopodiché ritornammo
subito a casa.
Il
giorno dopo, nel primo pomeriggio, andammo all’hotel Diamond, entrammo e il mio
amico chiese dove si trovasse la camera della Contessa Forter. Salimmo al
quinto piano e ci fermammo d’avanti alla camera 367. Scherlock appoggiò l’orecchio
alla porta e mi disse: «Mi aiuti a sfondare questa porta!»
Non gli
chiesi il perché, se dovevamo fare qualcosa di così estremo ci doveva essere un
motivo valido e sembrava anche abbastanza importante. Sfondammo la porta e
trovammo il signor Loosen davanti ad un portagioie con in mano una collana di
oro bianco tempestata di diamanti. Il mio amico disse: «La collana non
appartiene a te!»
Il
signor Loosen rispose disperato: «Questa collana è mia perché non mi è stata
pagata!»
«Come
non le è stata pagata?»
«Sì, la
contessa mi ha truffato. Lei mi doveva 3500£, ma mi pagò con un assegno falso e
come un bambino me ne accorsi solo una settimana fa. La prego signor Holmes non
lo dica alla polizia altrimenti sono rovinato!»
«Non
dirò niente alla polizia ma lei lasci quella collana e se ne vada!»
Durante
il tragitto di ritorno in calesse chiesi al mio amico: «Come ha fatto a capire
che voleva rubare la collana il signor Loosen?»
«Innanzitutto
mi sembrava strano che nell’arco di una settimana venissero ritrovati tre
diamanti da 10 carati, chi poteva essere così stupido e ingenuo da perderli, doveva
essere fatto di proposito e soprattutto bisognava possederli, e chi può avere
più diamanti di un gioielliere!
Segnai
sulla mappa i luoghi dove erano stati trovati i primi due diamanti e formavano
una linea obliqua, quindi intuii dove potesse essere trovato il terzo, cioè in Krew
Street dove abbiamo visto il signor Loosen mettere un oggetto per terra, quello
era un diamante, infatti il giorno dopo il titolo del Times era:” Trovato un
terzo diamante in Krew Street”. Indovini chi lo trovò? Il signor Loosen.»
«Perché
andammo al suo negozio?»
« La
faccenda della collana non la capii tanto all’inizio, ma dopo ci arrivai. Il
signor Loosen era su tutte le furie quel giorno che lo vide la signora
Stevenson, non perché alla contessa non piacesse la collana ma perché si era
accorto che l’assegno era falso, allora architettò il suo piano. Arrivato a
“trovare” il terzo diamante doveva fare il colpo finale. Quindi andammo al
negozio per vedere quando doveva andare all’hotel Diamond. Sul tavolo da lavoro
del signor Loosen c’erano i suoi occhiali, un orologio e a fianco tutti gli
attrezzi. Questo doveva significare che stava lavorando alla riparazione di
quell’orologio e, dalla descrizione della signorina Stevenson il signor Loosen
era diligente al suo lavoro, così non poteva compiere il furto la mattina
perché doveva riparare l’orologio e quindi l’avrebbe fatto nel primo
pomeriggio.»
Nessun commento:
Posta un commento