mercoledì 28 maggio 2014

Il sentiero a luci blu
Era una giornata di maggio; una di quelle in cui già si sentiva il sudore appiccicaticcio sulla pelle e il fumo e l’aria inquinata di città rapprendersi anche nei più freschi e ombreggiati viottoli di Londra. Quel giorno, per me, era un giorno davvero speciale … Ero riuscito a convincere il mio caro amico Holmes a trascorrere qualche giorno in tenda, in campagna a masticare fili d’erba secchi, sorseggiare limonata e non pensare a nulla. Ero molto fiero di me e del mio compiuto, che quasi non riuscivo a dormire, quella sera, sapendo che il giorno seguente avrei respirato aria pulita con il mio compagno d’avventure.
Alle sette in punto del mattino seguente, era già tutto pronto davanti alla porta di casa: gli zaini, le lanterne, le coperte, ma soprattutto gli innumerevoli panini. Erano moltissimi … Mrs. Hudson non avrebbe mai voluto vederci morti di fame! Anche Holmes era già sveglio. Era stravaccato sulla poltrona a fumare. Per sua fortuna era già vestito e lavato, altrimenti gli avrei fatto un altro discorso sui pericoli del fumo. Buttai in bocca due biscotti e un sorso di the e ci precipitammo giù per le scale con i nostri bagagli e, dal calesse, salutammo Mrs. Hudson con un fazzoletto. Io immaginavo già gli stormi delle api ronzarmi intorno e lo svolazzare del tessuto della tenda, mentre Holmes sedeva semplicemente con la fronte aggrottata e i suoi soliti pensieri in mente.
Una volta scesi dal treno e arrivati in campagna, montammo le tende nei pressi di un ruscello, sotto qualche albero. Io ero impegnatissimo a fare esercizi di respirazione mentre Holmes stava sezionando una farfalla. Fu una notte molto tranquilla ed entrambi ci riposammo ben benino. Il mattino seguente ci preparammo la colazione con l’acqua del ruscello godendoci il cinguettio degli uccellini. Pensai che fosse fantastico poter trascorrere qualche giorno senza casi da risolvere ma, proprio quando lo pensai, Holmes m’indicò una donna che veniva a passo stretto verso di noi. Sembrava provenisse dal villaggio che si scorgeva ai piedi del bosco vicino. Una volta vicina ci salutò gentilmente e cominciò: «Salve, voi siete i signori Holmes e Watson, giusto?».
Guardai il mio collega, mentre la signorina riprese fiato. L’osservai attentamente e la trovai davvero carina! Aveva un lungo vestito bordò, molto elegante, come solito alle donne, un fermacapelli che abbelliva ulteriormente la sua acconciatura di trecce rossicce e biondeggianti rilegate in alto. Gli occhi erano davvero la ciliegina sulla torta: azzurri e grandi, con ciglia lunghissime e le labbra carnose ma sottili e rosate. Holmes, dopo averla scrutata da cima a fondo, le rispose «Forse …».
 La donna continuò senza farsi intimidire «Chiunque voi siate vi consiglio di andare via, perché qui, di notte, ululano i fantasmi della croce blu!».
Holmes ribatté «Mi spieghi meglio signorina …!?».
La donna ripose a mani giunte e con voce sempre più spaventata:
 «Mason, Ally Mason il mio nome, signori. Degli abitanti hanno visto in fila dei bagliori blu: i fantasmi della luce blu!» con voce sempre più spaventata.
Holmes, con il suo fare quasi acido, ribatté:« Bene signorina, grazie dell’avviso».
La signorina, con tono arrabbiato rispose: «Pensavamo che lei avrebbe voluto aiutarci a risolver questo mistero, ma poi non ci incolpi quando sarà successa qualcosa, noi l’abbiamo avvisata!» e furiosamente corse via. La seguii con lo sguardo finché non scomparì.
Holmes fece un sorrisino e si stese per terra, sull’erba. Non ebbi il coraggio di aprire bocca e rimasi immobile …
Dopo qualche minuto si alzò di scatto e disse ghignando « Forza Watson, andiamo a informarci meglio nel villaggio, questa storiella mi piace!»
Dopo circa venti minuti di cammino a passo stretto arrivammo alle porte del villaggio … Era tutto molto strano: c’era chi piangeva, chi urlava, chi scappava via uno dopo l’altro con cavalli stracarichi di roba e valigie e chi caricava enormi carri di legno. Era tutta gente non molto ricca, ma neanche poverissima. Sembravano tutti contadini, viste le loro ginocchia sporche di terra. Quei pochi bambini che c’erano, sedevano tutti sotto un albero, all’ombra, aspettando con le proprie bamboline di paglia e gli orsacchiotti di pezza il richiamo dei genitori per partire.
Domandai preoccupato un anziano con un grosso zaino sulle spalle «Mi scusi, buon uomo, dove state scappando tutti?»
«Stiamo scappando via da qui, in quel villaggio la giù, lo vede? Nessuno vuole più vivere con i fantasmi e il rischio di morte sempre più vicino!». Holmes ed io annuimmo gentilmente e decidemmo di ritornare in dietro. Era tutto chiaro: la gente aveva paura dei ´´fantasmi``.
Siccome anch’io ero oramai un po’ impaurito, chiesi ad Holmes se saremmo partiti anche noi, ma già sospettavo della risposta negativa del mio amico che, in effetti, rispose:
«Per l’amor del cielo, Watson! Anche lei ha paura! Beh, in effetti, da lei non c’era da aspettarsi altro! Comunque, se lei ha paura ritorni pure a Londra, io resto qui; ci voleva proprio un po’ di divertimento con i fantasmi!»
Non volevo di certo essere umiliato in questo modo ed accettai di rimanere … Holmes ne fu felice!
Quella sera ritornammo in tenda, io mi sdraiai normalmente, mentre Holmes, rimase seduto come un indiano con la coperta addosso ed una candela in mano. Avevo l’ansia, ma cercavo di nasconderla al mio amico per non fare, come al solito, la parte del bambino pauroso e premuroso. Era notte fonda, ormai, le stelle e la luna brillavano nel cielo, un cielo di campagna, quando Holmes mi fece segno di alzarmi lentamente e senza far rumore. Una volta sistemato ebbi la sfortuna di sbirciare fuori … Pensavo di essere ubriaco, ma avevo solo bevuto acqua e the … Vidi quello che videro anche gli abitanti del villaggio … Un sentiero delimitato da luci blu … mi stropicciai gli occhi ma era ancora lì, il sentiero a luci blu! Tremando guardai Holmes che mi guardò e alzò un sopracciglio. Non ricordo cosa successe dopo perché svenni. Quando mi svegliai vidi, in primo momento, solo gli occhi del mio collega scrutarmi. Era già giorno e sentivo gli uccelli fischiare e la voce di Holmes che mi chiedeva «Tutto bene Mr. Watson?» schiaffeggiandomi il viso. Mi alzai e facemmo colazione.
«Mr. Watson, sa cos’è successo dopo il suo svenimento? È passata una locomotiva, senza binari. Le luci blu non erano altro che delle lampade a petrolio con carta da parati blu sui vetri, per far paura alla gente, usate come luci di orientamento, mostravano il percorso da fare alla locomotiva» mi disse Holmes.
Io gli risposi «D’accordo Holmes, ma a cosa serve una locomotiva senza binari, di notte?»
ed Holmes «A lasciare in giro questi» disse indicandomi un pacchetto di banconote. Rimasi a bocca aperta e, prima che potessi dire qualcosa, Holmes trascinò da dietro gli alberi un tizio, circa trent’anni, sporco, sudicio e legato da corde, spiegandomi che quello era l’autista della locomotiva e che c’era chi poi raccoglieva il denaro falso e lo spacciava. Dunque tutto organizzato, una piccola banda di scapestrati che falsificavano banconote. Quando mi fu chiaro tutto, Holmes disse «Bene Watson, ora che ha compreso, andiamo al villaggio ad informare la polizia con un telegramma e a chiamare gli abitanti del villaggio vicino per farli rimpatriare»; così facemmo e, dopo aver ricevuto tutti i complimenti del maresciallo e degli abitanti e trovata la persona addetta a raccogliere il denaro falso ritornammo anche noi a casa. Una volta seduti di nuovo davanti al nostro caro vecchio camino (spento per il caldo) chiesi a Holmes: «Mr. Holmes, mi è tutto chiaro tranne una cosa: perché non mi ha svegliato prima, in modo da poterla aiutare?»
Holmes mi rispose quasi ridendo «Watson, caro amico, si sarebbe troppo impressionato!»

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